21 ottobre 2008

Gli economisti, i consiglieri e la cisi economica

Due forum ieri a New York. Da una parte George Soros, Nouriel Roubini, economista nato in Turchia, laureato alla Bocconi, poi Harvard e professore a Nyu e Jeffrey Sachs, direttore Dell'Earth institute alla Columbia University. Dall'altra i due consiglieri delle campagne presidenziali interrogati da economisti della Columbia tra cui il premio Nobel Stiglitz. I due consiglieri, Austan Goolsbee (nella foto) e Douglas Holtz-Eakin sono stati deludenti. Chi scrive li aveva visti a Minneapolis (non Holtz, ma il suo vice) e, nonostante la crisi finanziaria, che alla convention repubblicana non c'era ancora stata, il dibattito è sembrato lo stesso. Un comizio su tasse, Bush e come finanziare le misure necessarie senza grandi novità. Goolsbee è più bravo, capace di infilare la battuta. Ma resta l'idea del dibattito presidenziale in piccolo. Visto l'ambiente accademico, dove di solito si parla in maniera più libera, ci si sarebbe potuto aspettare di più.
Meglio gli altri tre, più o meno schierati ma con delle letture della crisi e su cosa fare adesso, originali. Una cosa è certa, Lord Keynes se la spassa. Uno degli argomenti usati da tutti è la necessità di cambiare il modo in cui si insegna l'economia. Troppo valore ai prezzi e troppo poco ai fondamentali (ovvero fiducia nel fatto che i prezzi rappresentino un valore reale delle cose perché determinati dal mercato). E' così che si spiega tutto da trent'anni e la teoria perde finalmente colpi (i colpi sono parecchi, ne parleremo). Ora, cercando nei prossimi giorni di riassumere il tutto, ecco tre articoli, uno lo abbiamo già segnalato (forse) ed è un ritratto di Dr Doom, Roubini, che da due anni viene deriso perché annuncia la crisi in arrivo. Il secondo è un'intervista con Soros sulla crisi dalla New york review of books. Il terzo è Foreign Policy con Jeffrey Sachs.

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