La domenica, magari con la calma e la quiete che la festa comandata ci regala, si guarda ai commenti e alle analisi di questi giorni. Titoli epici, in un'epoca effettivamente fuori dall'ordinario. Ecco un rassegna degli editoriali "fine di mondo".
A riprova che i conservatori realisti sono spesso i più lucidi nei momenti di crisi, va segnalato l'editoriale di Sergio Romano sul Corriere, che gioca su quattro fronti: 1) l'America è stata interventista - producendo danni - sul fronte della politica estera; 2) l'America è stata non interventista - producendo danni - sul piano finanziario; 3) parte oggi la corsa delle grandi/medie potenze alla costruzione di un nuovo ordine mondiale, costretto a nascere sulle ceneri del tentativo americano di creare un "new global order"; 4) l'Europa appare sempre balbettante e divisa, persino oggi.
Irwin Stelzer, invece, è un economista americano di base in Gran bretagna ed è uno dei principali commentatori per la neoconservatrice Weekly Standard: il suo articolo ci parla della fine dell'era del libero (liberissimo) movimento di capitali, merci e forza lavoro. Il commiato è pieno di rammarico ma anche di realismo, una dote che i neocon non hanno mai posseduto (raramente un gruppo di intellettuali fu schiantato dalla realtà in un tempo così breve).
In ultimo, gli israeliani di Debkafile (molto vicini ai servizi segreti di Tel Aviv) con un titolo fin troppo chiaro: "Rescue the Old World Financial Order or Build a New One". L'articolo ci ricorda l'essenziale: 1) dopo 30 anni di filosofia libero-mercatista il G7 si spende a favore della nazionalizzazione (parziale) del sistema finanziario globale. Inaudito; 2) l'iniezione di capitale per continuare a sostenere il credito non funziona perché è finita la fiducia nell'intero sistema; 3) non si sa come ricostruire questa fiducia sulla base di un regolare funzionamento del mercato perché non si sa chi, come e quando potrebbe riscrivere le regole, cioé un nuovo patto tra gli attori del mercato (un patto che, al momento, non ha garanti credibili). A quanto pare il più sincero sulla faccenda è stato Silvio Berlusconi (citato sempre da Debka):
The only Western leader to address this problem (quello della crisi di fiducia, ndr) head-on was Italian prime minister Silvio Berlusconi. At a government session in Rome, Oct. 10, he revealed: “The idea of suspending the markets for the time it takes to rewrite new rules is being discussed.” Berlusconi added: “They can’t just be for one country, or even just for Europe, but global.” This remark was quickly retracted after a phone call from the White House in Washington, according to our sources, because it opens up the even more problematic question of who is competent to lead the rewriting of the rules. However, the IMF, high priest of the gospel that the market knows best, has already turned around and is calling for more international regulation and oversight on global finance, a further retreat from its basic tenets.
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