31 agosto 2009

McCain, Cheney e la tortura

Dick Cheney, che sta cercando di approfittare dello scontro Cia, Dipartimento di Giustizia sugli interrogatori dei terroristi, è tornato domenica a difendere le scelte dell'amministrazione Bush. Questo il video in cui il senatore repubblicano mette a tacere l'ex vicepresidente sulla tortura e il ruolo che questa ha avuto negli anni di Bush.

28 agosto 2009

Che fine hanno fatto i conservatori?

Aspettano e pregano perché la riforma sanitaria finisca sugli scogli. Ecco una bella intervista (in italiano, quando ci sono cose, vale la pena segnalarle) al direttore della New York Review of Books, Sam Tanenhaus, che ha appena scritto The death of american conservatism, comparsa oggi su Europa a firma Marilisa Palumbo e Guido Moltedo.

L'America di John Steinbeck, revisited


"The Grapes of Wrath" ("Furore", in Italia) è il grande romanzo affresco con il quale John Steinbeck raccontò la Grande Depressione nel 1939. Chris McGreal del Guardian ha ripercorso il viaggio della famiglia Joad, in fuga dalla crisi verso la California attraverso la Route 66.

Si parte da Tulsa, Oklahoma. McGreal comincia il suo viaggio da una clinica, sponsorizzata dalla chiesa battista locale: l'ospedale cura chi non ha assicurazione sanitaria. Nel link trovate l'articolo, il primo video della serie, e le foto. Bella idea.

Il miglior discorso di Ted Kennedy

Lo trovate qui, su Americanrhetoric.com.

E' il discorso alla Convention democratica di New York del 1980, lo speechwriter era Bob Shrum. Comincia così:

“sono qui questa sera non per presentarmi come candidato ma per sostenere una causa. Vi chiedo di rinnovare l’impegno del partito democratico per la giustizia economica. Vi sto chiedendo di rinnovare il nostro impegno per garantire una prosperità duratura e giusta (...). La nostra causa è stata, fin dai tempi di Thomas Jefferson, la causa delle persone comuni, donne e uomini. Il nostro impegno è stato, fin dai giorni di Andrew Jackson, per quelli che egli chiamava gli umili membri della nostra società – i contadini, gli operai, chi lavora. Su queste fondamenta abbiamo definito i nostri valori, le nostre politiche e abbeverato la nostra fede”

27 agosto 2009

Un mese di tempo per il processo di pace

Questa faccia non si trova molto spesso sui nostri giornali: è quella di Salam Fayyad, primo ministro dell'ANP, o meglio dell'autorità che governa oggi la Cisgiordania, perchè Gaza è nelle mani di Hamas. Secondo il New York Times, Fayyad avrebbe preparato un piano per arrivare concretamente ad uno stato palestinese entro due anni. Secondo il Guardian invece, tra poco meno di un mese Obama farà un grande discorso sul processo di pace in cui, affiancato da Netanyahu e Abu Mazen, dirà alcune cose: gli israeliani fermano parzialmente la costruzione degli insediamenti; gli arabi stabiliscono timide relazioni commerciali con Israele; si fissa un'agenda di due anni per i colloqui di pace. Il discorso ci sarà o all'Onu oppure al G-20.
Il tutto sarebbe parte di uno scambio con Netanyahu sulla politica iraniana: le concessioni sugli insediamenti sarebbero la contropartita per un nuovo giro di sanzioni più dure contro Teheran. Netanyahu sembra che si sia mostrato più aperto nella tappa londinese, parte del suo viaggio in Europa.
Sembra però la ricetta per il prossimo fallimento: Russia e Cina non aderiranno alle sanzioni contro l'Iran; Netanyahu non propone un vero blocco ma cerca di far passare la linea della necessità di avallare la "crescita naturale" degli insediamenti; i palestinesi non possono accettare, nell'anno elettorale, l'ennesimo "processo" che non porta mai alla pace. D'altronde anche Bush aveva promesso entro il 2005 lo stato palestinese, poi aveva spostato la scadenza al 2008. Forse a decidere veramente saranno i gesti sul terreno: il processo avviato da Fayyad e magari avallato dalla "nuova guardia" di Fatah da una parte, la costruzione degli insediamenti dall'altra. E in mezzo la politica mediorientale di Obama a pezzi.

26 agosto 2009

Il video-ritratto alla Denver Convention

Un po' retorico, ma si nota l'accento, anche la, sulla sanità e sulla partecipazione.

Kennedy, il discorso alla Convention di Denver

Ecco l'ultimo discorso importante del senatore. Un oratore niente male

La riforma sanitaria perde un paladino: è morto Ted Kennedy


Era una notizia annunciata, da quando prima dell'estate scorsa era stato trasportato d'urgenza da Martha's vineyard all'ospedale e gli era stato diagniosticato un cancro al cervello. Dopo esser riuscito a vedere Barack Obama alla Casa Bianca, il leone Kennedy non ha fatto in tempo a vedere approvata la legge per la quale si è battuto negli ultimi decenni. A 77 anni, l'ultimo dei tre fratelli Kennedy, l'unico ad essere arrivato in fondo alla vita in maniera naturale, è morto. La sua ultima grande mossa politica era stata quella di schierare la famiglia dietro al futuro presidente nel mezzo delle durissime primarie democratiche. Non aveva spostato masse, era considerato un liberal, uno di quelli che non piace alla base democratica con la quale Obama aveva difficoltà, ma aveva contribuito a creare l'aura presidenziale al senatore afroamericano. I ritratti fioccheranno, ma siamo ancora alle prime cose uscite. I fratelli, l'incidente d'auto di Chappadiqquick, l'isoletta d fronte a Martha's vineyard, 1969 in cui morì la sua segretaria, le battaglie da senatore, la sanità, il tentativo di scrivere una legge sull'immigrazione bipartisan con John McCain, l'investitura di Obama e la lotta contro il cancro. Qui lo speciale del Boston Globe, il quotidiano del suo Massachussets, ecco il ritratto Bbc, con le reazioni e qualche link e sette pagine di ritratto del New York Times. La lunghezza degli articoli, segnala che i coccodrilli, come si chiamano in gergo gli obituaries, erano già pronti. Chi scrive ha la fortuna di aver visto uno dei comizi per Obama in New Jersey. C'era Robert De Niro, roba forte.
Chi sarà il nuovo senatore? Uno di famiglia? La prossima, cinica, domanda è questa.

25 agosto 2009

Sanità, la guerra degli spot


Il primo è quello nel quale un'ambulanza cerca di attraversare la città, bloccata a ogni svolta da qualche macchinone nero. L'ambulanza è la riforma, i Suv con i vetri oscurati, gli special interests. Ecco un link a una pagina di Time dalla quale guardare dieci spot a favore e contro la riforma. Cliccando su next, si vede il successivo (d'accordo, è una spiegazione inutile).

Lezioni americane di mobilitazione progressista

Domani, e fino all'8 settembre, scendono in piazza i favorevoli alla riforma sanitaria: la versione forte, quella che include una polizza assicurativa pubblica. La mobilitazione è promossa, oltrechè da "Organizing for America" anche dalla grande campagna "Health Care for America Now" che mette insieme le due grandi centrali sindacali, le organizzazioni delle donne, quelle dei latinos e degli afroamericani nonchè il Center for American Progress, il grande think tank progressista. La lotta è contro i repubblicani ma anche contro i democratici conservatori, guardate lo spot che li prende di mira: in maniera populista ma forse efficace mostra come alcuni membri del Congresso, a causa di finanziamenti delle lobby che vengono quantificati al centesimo, si muovano contro la maggioranza della popolazione americana. Nel frattempo questa parte della coalizione democratica (in termini italiani diremmo che è l'ala sinistra) sembra aver trovato un leader naturale in Howard Dean: l'ex segretario del partito ha detto chiaro e tondo che rinunciare all'opzione pubblica è sbagliato. L'obiettivo è essere però il "centro" della coalizione: non contro il presidente ma contro quelli che vorrebbero "dirottarne" il programma. Infine, Paul Krugman scrive chiaro e tondo che serve una battaglia culturale contro gli zombie reaganiani. Anche qui, con argomenti di buon senso e con prove empiriche non con fumosa letteratura politica. Non sappiamo se vinceranno ma sappiamo che stanno combattendo al contrario di ciò che è successo da noi troppe volte: ci sono leader di partito che parlano chiaramente al momento della decisione, non 10 anni dopo; ci sono intellettuali che scrivono in maniera comprensibile e forniscono armi a chi fa politica sul terreno; c'è una coalizione ampia che raggruppa tutti i soggetti sociali a favore di una riforma; si mettono in campo tutti i mezzi di pressione sulla maggioranza parlamentare. Si parla al paese di una cosa concreta, non si rappresenta un mal di pancia per mostrare che si esiste. Avremo qualcosa da imparare?

24 agosto 2009

I grattacapi del Grande Medio Oriente

Le cose non vanno tanto bene in Afghanistan che rischia di essere per Obama quello che il Vietnam fu per Johnson secondo un articolo del Corriere della Sera che riprende il New York Times. Certo, puntare su questa guerra potrebbe non essere stata una gran furbata da parte del presidente, ma era common sense anche nei think tank progressisti come si vede da questo articolo di Korb, del Center for American Progress. Ma non finisce qui: a gennaio si potrebbe tenere un referendum in Iraq che chieda il ritiro immediato del contingente americano. Tecnicamente, il quesito proporrebbe di stracciare l'accordo sullo status delle forze americane nel paese, rendendo la loro presenza illegale. Non un bel modo di realizzare quel ritiro che il presidente aveva proposto in campagna elettorale. Infine, ma potremmo continuare, c'è l'Iran: Khamenei potrebbe non essere interessato a perseguire il dialogo sul nucleare con Washington. Gli americani tra l'altro potrebbero essere indeboliti nella loro strategia da una benevolenza russo-cinese verso Ahmadinejad combinata con la scarsa voglia degli europei di applicare le sanzioni con un loro grande partner commerciale quale l'Iran è. Su tutta la politica mediorientale di Obama aleggia lo spettro del fallimento, ma potrebbe ancora provare a venirne fuori con un primo accordo sul processo di pace che dia a tutti l'illusione che le cose stanno migliorando e che sia merito suo. Sarebbe poco, ma sarebbe già un po' meglio per lui di quanto non faccia presagire la situazione attuale.

Ancora Hitler/Obama

In un "Town Hall meeting" nel suo collegio elettorale il deputato americano Barney Frank risponde nell'unico modo plausibile a una donna che paragona Obama a Hitler (sempre a proposito del tema della riforma sanitaria): "ma lei da quale pianeta arriva"?

“The Paranoid Style in American Politics”

Il libro fondamentale dello storico americano Richard Hofstadter citato nell'articolo dell'Economist del quale si dà conto nel post precedente. E' un testo del 1964 scritto all'alba della nascita del nuovo conservatorismo - isterico e populista - che all'epoca venne rappresentato da Barry Goldwater. Il libro illustra quale ruolo le teorie della cospirazione - e in particolare quelle formulate dalla destra americana - abbiano avuto nella storia del paese. Un evergreen.


In questo link trovate un estratto del testo pubblicato su Harper (dove apparve per la prima volta).

Il dibattito sulla riforma sanitaria e la costernazione inglese

Ripartiamo dal tema caldo dell'estate, la riforma sanitaria. Come ai tempi dello scandalo dello swiftboating del 2004 (la campagna Bush vs Kerry) i gruppi conservatori hanno lanciato la loro campagna di disinformazione sulla riforma. Lexington sull'Economist e Michael Tomasky sul Guardian appaiono costernati dal comportamento di alcuni cittadini dell'ex colonia di sua Maestà. Ecco i motivi del disagio dell'Economist, in un articolo dal titolo "Still crazy after all these years":

- il movimento dei "birthers", che continua a contestare l'autenticità del certificato di nascita di Barack Obama, sostenendo che non sia nato su suolo americano (la Costituzione impedisce ai naturalizzati di divenire Presidente). Un sondaggio dell'Economist mostra che il 26% dei repubblicani crede che Obama sia nato all'estero; il movimento dei birthers sostiene si tratti di una cospirazione socialista;

- i gruppi che protestano contro la riforma sanitaria assumono toni sempre più estremi, mentre i gruppi armati di "patrioti" aumentano in numero e consistenza in tutta l'America. Il paragone tra Hitler e Obama (sempre a causa della proposta di Riforma sanitaria) è all'ordine del giorno.

E il refrain su Hitler arriva al delirio nel video proposto da Tomasky (direttore di Guardian America) sul suo blog. A Las Vegas, in un meeting pubblico, un cittadino israeliano racconta ai giornalisti come la sanità pubblica del suo paese funzioni ottimamente, in special modo per quel che riguarda le cure dei vecchi soldati (si intuisce che questo signore è rimasto colpito dai veterani americani che finiscono in mezzo a una strada senza casa e senza aiuto). Non cita mai Obama o i democratici o la riforma, parla solo del suo paese. A un certo punto arriva una signora che lo paragona a Hitler e a Obama: immaginate la reazione...

La cosa più divertente è il modo costernato e quasi rassegnato con il quale Tomasky racconta la vicenda (Sono Pazzi Questi Americani), aggiungendo particolari interessanti. Intervistata a sua volta, la signora si presenta come una conservatrice cristiana; lei ha un'assicurazione sanitaria, suo marito no. Tomasky, sempre più abbattuto, si chiede come possa una persona del genere essere contro la riforma di Obama. Lo zoccolo duro della follia.

Ecco i link. qui Tomasky e qui l'articolo di Lexington.

America2008, back in town

8 agosto 2009

Prima di andare in vacanza

No, non andiamo alle Maldive tranquilli. E non ci allontaneremo per molto. Come avevamo scritto qui stiamo preparando un sito nuovo e bello per l'autunno. Prima di dedicarci a questa fatica però ci faremo qualche giorno di vacanza, ci si vede un po' dopo ferragosto. Intanto però vi lasciamo con una notizia relativamente positiva: l'economia americana sta precipitando di meno ultimamente. Cioè si sono persi meno posti di lavoro rispetto ai mesi precedenti, ma Robert Reich calcola che al momento un quinto della forza lavoro americana lavori meno di quanto vorrebbe oppure non lavori affatto. E, prevede, molti dei posti di lavoro persi non torneranno più. Magari ne sorgeranno di nuovi, ma non torneremo più all'economia pre-crisi. Per certi aspetti, siamo ottimisti, potrebbe essere un vantaggio. Buone vacanze intanto e buone città libere dalle auto per chi rimane.

7 agosto 2009

Giochi sporchi sulla sanità

Tranquilli, non stiamo parlando dello scandalo pugliese per quanto ci siano elementi in comune come la volontà di fare i quattrini sulla salute della gente: da noi con la corruzione, in America attraverso l'uso disinvolto di metodi assolutamente legali di pressione sulla politica basati sul denaro. Come racconta il premio nobel Paul Krugman l'offensiva delle lobby e dei repubblicani contro il piano sanitario di Obama sta dispiegando tutta la sua potenza di fuoco. Finti camioncini girano con slogan contro la riforma e gruppi di protesta piuttosto violenti interrompono le assemblee dei Congressmen democratici sulla riforma. Sì perchè ad agosto il Congresso è chiuso e lì al contrario che da noi i parlamentari si confrontano con chi li ha eletti. Da noi, al massimo, si fanno "intervistare" da qualche giornalista di fronte ad un pubblico che non può intervenire - parliamo delle feste del PD, non del PdL. Secondo Krugman dietro a queste folle impazzite ci sono da una parte alcune lobby molto chiare (e con a capo gente piuttosto discussa) e dall'altra quello stesso sentimento di paura razziale che faceva gridare "kill him" durante i comizi di McCain. Secondo Robert Reich non andrà come nel 1994: la riforma ha troppo "momentum", troppa forza per essere fermata. Però la "campagna d'agosto" fatta di minacce fisiche e spot aggressivi rischia di diluire i contenuti della riforma: meno gente coperta e meno riduzione dei costi. Col rischio di produrre un boomerang per l'amministrazione. Insomma, non sarà come le punture Pic.

6 agosto 2009

Lezioni sulla crisi

Chi se la sta cavando meglio nell'attuale crisi economica? Meglio sentire l'opinione di uno dei pochi che l'avevano prevista come Roubini. Su Forbes fa un'analisi di una serie di paesi che se la stanno cavando e trae alcune conclusioni: va meglio quando c'era una precedente chiusura alla globalizzazione finanziaria, laddove la domanda interna aveva un ruolo più pronunciato e dove si sono messe in campo delle misure anticicliche sia sul piano fiscale che monetario. L'Italia ha la prima caratteristica ma manca totalmente delle ultime due. Per salvarsi nel lungo periodo, Roubini dice bisogna fare delle riforme strutturali che stimolino il consumo senza provocare nuovo indebitamento come negli anni passati.

5 agosto 2009

Happy Birthday Mr. President

Ieri era il compleanno di Obama, i leader democratici gli hanno portato una torta al cioccolato. Lui ha espresso un desiderio: portare a casa la riforma sanitaria. Ha detto che bisognerebbe cercare il compromesso con i repubblicani ma senza andare oltre la metà di settembre. Un po' come con gli iraniani che tra l'altro ieri hanno proclamato ufficialmente Ahmadinejad presidente. Se Obama continuerà a trattare con lui vorrà dire che la politica della promozione della democrazia e dell' interventismo liberal sarà quantomeno sospesa. In Afghanistan i talebani continuano ad attaccare Kabul, chissà se la guerra di Obama sarà anche il suo primo fallimento oppure se questo titolo spetterà alla riforma sanitaria. Intanto buon compleanno.

4 agosto 2009

E' estate, in Medio Oriente

Stagione di possibili guerre putroppo, raramente di vacanze. Fatah, il Movimento di Liberazione della Palestina fondato da Arafat, tiene oggi il suo congresso: è il primo da tantissimi anni e potrebbe essere l'occasione per dare una prospettiva politica al partito, moribondo da quando il suo fondatore è passato a miglior vita. La notizia però è che il documento politico non esclude ancora il ricorso alla lotta armata e non si parla di abolire la clausola favorevole alla distruzione dello Stato di Israele. Un modo per non cedere le carte migliori prima del negoziato. Sull'altro lato non ci sono notizie migliori per Obama. Yossi Alpher, uno degli analisti israeliani più acuti ed equilibrati, scrive sul Jerusalem Post che Netanyahu farebbe bene a concedere qualcosa al presidente americano sulla questione degli insediamenti: non ha senso continuare a costruirne dentro Gerusalemme se il risultato è che poi lo Stato ebraico si ritroverà al suo interno centinaia di migliaia di abitanti arabi della città piuttosto risentiti. Difficile che venga ascoltato. L'amministrazione nel frattempo continua a premere su entrambe le parti per arrivare ad un compromesso: aperture diplomatiche arabe in cambio di uno stop agli insediamenti. Un po' più in là del Medio Oriente, in Afghanistan, la notte di Kabul è stata interrotta da un bombardamento talebano: è il primo da parecchi anni e fa parte della campagna elettorale dei fondamentalisti. Se questa doveva essere la "guerra di Obama", beh, non sta andando splendidamente.

1 agosto 2009

Agosto, sito mio non ti conosco

Sembra che i deputati democratici abbiano trovato un accordo accettabile e plausibile sulla riforma sanitaria. Da oggi l'amministrazione Obama si riunisce per due giorni a discutere del futuro. La riforma e la ripresa sono passi imprescindibili per pensare alla energy bill e ad altre cose innovative. Servirebbe come il pane il change a Washington e nei suoi corridoi, ma non sembrano tempi questi. Noi, a meno di colpi di scena clamorosi, ci riposiamo un po' anche noi, fa troppo calde per stare davanti a un computer. Per settembre potremmo avere grandi progetti (magari sarà ottobre, o novembre?).