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Il tutto sarebbe parte di uno scambio con Netanyahu sulla politica iraniana: le concessioni sugli insediamenti sarebbero la contropartita per un nuovo giro di sanzioni più dure contro Teheran. Netanyahu sembra che si sia mostrato più aperto nella tappa londinese, parte del suo viaggio in Europa.
Sembra però la ricetta per il prossimo fallimento: Russia e Cina non aderiranno alle sanzioni contro l'Iran; Netanyahu non propone un vero blocco ma cerca di far passare la linea della necessità di avallare la "crescita naturale" degli insediamenti; i palestinesi non possono accettare, nell'anno elettorale, l'ennesimo "processo" che non porta mai alla pace. D'altronde anche Bush aveva promesso entro il 2005 lo stato palestinese, poi aveva spostato la scadenza al 2008. Forse a decidere veramente saranno i gesti sul terreno: il processo avviato da Fayyad e magari avallato dalla "nuova guardia" di Fatah da una parte, la costruzione degli insediamenti dall'altra. E in mezzo la politica mediorientale di Obama a pezzi.
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