27 agosto 2009

Un mese di tempo per il processo di pace

Questa faccia non si trova molto spesso sui nostri giornali: è quella di Salam Fayyad, primo ministro dell'ANP, o meglio dell'autorità che governa oggi la Cisgiordania, perchè Gaza è nelle mani di Hamas. Secondo il New York Times, Fayyad avrebbe preparato un piano per arrivare concretamente ad uno stato palestinese entro due anni. Secondo il Guardian invece, tra poco meno di un mese Obama farà un grande discorso sul processo di pace in cui, affiancato da Netanyahu e Abu Mazen, dirà alcune cose: gli israeliani fermano parzialmente la costruzione degli insediamenti; gli arabi stabiliscono timide relazioni commerciali con Israele; si fissa un'agenda di due anni per i colloqui di pace. Il discorso ci sarà o all'Onu oppure al G-20.
Il tutto sarebbe parte di uno scambio con Netanyahu sulla politica iraniana: le concessioni sugli insediamenti sarebbero la contropartita per un nuovo giro di sanzioni più dure contro Teheran. Netanyahu sembra che si sia mostrato più aperto nella tappa londinese, parte del suo viaggio in Europa.
Sembra però la ricetta per il prossimo fallimento: Russia e Cina non aderiranno alle sanzioni contro l'Iran; Netanyahu non propone un vero blocco ma cerca di far passare la linea della necessità di avallare la "crescita naturale" degli insediamenti; i palestinesi non possono accettare, nell'anno elettorale, l'ennesimo "processo" che non porta mai alla pace. D'altronde anche Bush aveva promesso entro il 2005 lo stato palestinese, poi aveva spostato la scadenza al 2008. Forse a decidere veramente saranno i gesti sul terreno: il processo avviato da Fayyad e magari avallato dalla "nuova guardia" di Fatah da una parte, la costruzione degli insediamenti dall'altra. E in mezzo la politica mediorientale di Obama a pezzi.

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