31 luglio 2009

Una birra in compagnia...rassegna Usa del mattino


Una rapida scorsa ai siti che portano le notizie della notte americana.
1. Cominciamo con l'hangover da summit della birra. Il professor Gates e il sergente Crowley che lo ha arrestato davanti a casa sua, seduti nel giardino delle rose con il presidente e Joe Biden, che è alla casa Bianca perché è uno navigato e per piacere a quelli come Crowley. Il summit era un tentativo di lavorare simbolicamente a un America post-razziale e di riparare alla gaffe fatta da Obama quando si è scagliato contro la polizia. Politico sostiene sia stato un successo. The Nation propone una lettura più seriosa sul tema dei rapporti razziali. Speriamo non abbiano bevuto troppo. Qui Politico racconta cosa ha detto Crowley alla fine dell'incontro. Sono parole intelligenti (le avà scrite Axelrod?), i due si incontreranno ancora. Potere del luppolo.
2. Una curiosità: Politico racconta che la scorsa settimana quattro amministratori delegati di quattro gruppi industriali sono stati a pranzo alla Casa Bianca. Lo staff ha preso le loro carte di credito e ha fatto loro pagare il pranzo. Non male, è per evitare conflitti di interesse, dicono. Il cerimoniale non sarà contento, non è consuetudine
3. New York Times e Washington Post stamane e probabilmente solo per qualche ora, aprono con la stessa notizia - un caso raro. Il fondo pensato per finanziare il passaggio da auto inquinanti a quelle un po' meno inquinanti (la rottamazione, la chiamiamo noi) ha già esaurito le risorse a disposizione. Segno di un successo, molte auto verrano comprate tutte assieme dando un po' di respiro all'economia (non necessariamente alle big three, ma sicuramente al settore auto, che sia GM o Toyota, che le auto che vende in Us le produce negli Stati del Sud). Segno di un problema: il programma sta avendo successo e sarebbe impopolare sospenderlo. Inoltra la legge è in vigore e chi, in questi giorni, compra e vende usando i benefici deve vedersi garantito il bonus.
4. Due importanti notizie economiche. La prima è la solita: le compagnie di Wall street che hanno ricevuto soldi pubblici, hanno speso dollari in bonus. Per la precisione, nove banche che hanno ricevuto soldi, hanno distribuito a 5mila loro dirigenti bonus da un milione l'uno di media. Quando si dice la meritocrazia. La notizia l'ha diffusa Andrew Cuomo, attorney general dello Stato di new York e (you betcha) destinato a un futuro politico. La seconda è che AIG, nonostante i soldi pubblici ha ancora parecchi guai. Perché, perché le singole compagnie parte del gruppo, per anni hanno gonfiato i bilanci facendo affari con le loro omologhe AIG. Una bomba a orologeria questa delle assicurazioni?
Quando si dice che Washington a bisogno di una riforma e che la politica è spesso una cosa sporca. La Camera dei rappresentanti ha approvato il bilancio della Difesa. Ricordate gli F-22? Bene quelli non ci sono nemmeno nel testo approvato ieri. Un emendamento del molto onorevole John Murtha, potente deputato della Pennsylvania, maestro del pork barrel spending (La pratica di inserire nelle leggi spese inutili e/o nascoste) e tra i più feroci oppositori della guerra in Iraq, ha inserito nella legge di spesa una serie di sistemi d'arma che il Pentagono vuole smettere di comprare. Ovvero, a prescindere dall'idea che ciascuno ha delle spese militari, a Washington, queste sono anche inutili e non in linea con le idee della Difesa. Perché? Perché quegli elicotteri si producono nel mio Stato e quei missili nel tuo e assieme facciamo la maggioranza. Obama aveva promesso il veto sulle spese militari inutili (in realtà sull'F-22). Vedremo.
Sanità, difficoltà nei sondaggi, primi sei mesi di attività. Domani e per due giorni l'amministrazione si incontra per un summit di lavoro che guarderà al passato e penserà il futuro. Servono idee, certezze e qualche trovata geniale.
Altre segnalazioni: un lungo pezzo di The Nation sul sogno infranto californiano, l'annuncio di una nuova strategia afghana in preparazione da parte del generale McChrystal (dal Washington Post, c'è bisogno di registrarsi, credo), un commento da The New Republic, mensile liberal, sulle scelte di Obama fino ad ora.

30 luglio 2009

Sanità: appuntamento a settembre

I democratici hanno trovato un compromesso sia con la loro ala conservatrice (i blue dogs) che con i repubblicani moderati per discutere la riforma sanitaria a settembre. Una prima sconfitta per il presidente che avrebbe voluto che il primo voto dell'assemblea ci fosse già prima delle vacanze. E non a torto: come ci spiega il New York Times, i fautori dello status quo hanno già speso una somma ingente in spot televisivi conquistando una porzione di opinione pubblica non trascurabile. Usano la paura dei già-assicurati di perdere il proprio dottore ed il proprio livello di assistenza in cambio di tasse più alte. Starà al presidente, e al suo partito, contrastare questa campagna e coniugare i vari elementi all'interno della propria coalizione.
Al momento sembra che ci sia un primo compromesso (troppo moderato per l'ala liberal dei democratici) su un piano che costerebbe relativamente poco, darebbe meno sussidi ai poveri per farsi l'assicurazione, costringerebbe meno società a farla per i propri dipendenti e ammorbidirebbe l'entrata sul mercato dell'assicurazione pubblica.
Un cammino complicato quello di Obama: deve far passare il piano attraverso le forche caudine dei repubblicani e dei democratici conservatori ma allo stesso tempo la riforma deve produrre dei cambiamenti tangibili per la sua base sociale. Altrimenti il rischio è quello di spaventare e compattare i nemici senza dare nulla di concreto ai propri sostenitori. Una strategia che il centrosinistra italiano conosce bene: se fate mente locale ricorderete il destino delle "lenzuolate" - solo 3 estati fa, ma sembra un decennio.

29 luglio 2009

Caos afghano, due segnalazioni

Il dibattito italo-afghano è quel che è. Politica interna di bassa lega. Non si parla di che succede, non sappiamo cosa, né come. Ogni tanto vediamo delle immagini di una bara che torna e in altri casi ci mostrano soldati che danno caramelle o inaugurano scuole. Non esattamente informazione di guerra. Il generale Fabio Mini fa eccezione, ecco un'intervista a Liberazione. Ed ecco un quadro della situazione afghana costruito cercando qua e la tra i rapporti pubblicati dai think-tanks.

28 luglio 2009

Un esercito di volontari

Non sono quelli di Obama, che pure sta mobilitando come può la sua base per promuovere e vendere al Paese la riforma sanitaria (MoveOn manda una mail al giorno, qui lo spot che l'organizzazione di pressione e mobilitazione politica ha prodotto). Si tratta invece dei volontari che donano ore al loro quartiere, città, comunità. Un rapporto pubblicato ieri mostra (qui la sintesi del Washington Post) che, nonostante la crisi, nel 2008 il volontariato è in aumento rispetto al 2007. L'aumento più importante viene dai giovani (+400mila). Un bene per il presidente, che tra le cose alte di cui spesso parla, mette la partecipazione alla cosa pubblica.

27 luglio 2009

Afghanistan, qualche segnalazione

Newsweek fa un doppio colpo. Intervista il Mullah Baradar, numero due e comandante sul campo dei talebani. Ecco un ritratto del Mullah da Newsweek e un articolo più breve (ma in italiano) di Maurizio Molinari. Sempre dal settimanale diretto da Fareed Zakaria, un ritratto di Richard Holbrooke del plenipotenziario di Obama nella regione. Da Mother Jones un divertente (si fa per dire) elenco dei signori della guerra che combattono contro gli Usa, già finanziati da Washington nella gurra contro l'Urss (ok, ok, lo sapevamo già). Da l'Espresso - per tornare al dibattito italiano - il video con il commento dell'ex generale Fabio Mini sulla missione italiana (sul sito non trovo un ottimo articolo dello stesso Mini pubblicato nell'ultimo numero).

Riecco il G2

Non ci si fa in tempo a concentrare su una cosa - la riforma sanitaria, Pelosi ripete che proverà a farla passare - che boom, ci sono novità su altri fronti. Migliorano le relazioni tra Siria e Usa, con l'inviato Mitchell che chiede a Damasco di essere coinvolta appieno nei colloqui di pace per il Medio oriente (oggi è a Tel Aviv). E soprattutto, a Washington, Obama si incontra con il vicepremier cinese Wang Qishan. In due giorni si parlerà di tutto, dalla Corea nucleare, all'ambiente. Il centro, del quale magari non sapremo tutto e subito, sarà l'economia. Gli Usa sono vitali per l'export cinese e la Cina è essenziale per sostenere il debito americano e per rifornire i consumatori Usa di merci a buon mercato (che con la crisi sono più important che mai). Robert Reich, nel suo Supercapitalism ha dedicato un passaggio interessante al consumo cinese a poco prezzo. Obama, nel suo discorso, ha spiegato quanto importante sia la Cina per gli Usa in un mondo senza frontiere come il nostro e così avevano fatto, in un articolo congiunto, il Segretario al Tesoro Geithner e Hillary Clinton. Il primo parla correntemente cinese - come il segretario al commercio, Gary Locke, americano-cinese di terza generazione. Nel loro articolo, i due pezzi da novanta dell'amministrazione spiegano che rispondere alla crisi, al riscaldamento globale e pensare un ordine mondiale sicuro sono le priorità per i due giganti. Una parola....

So long, Sarah...

Si è dimessa la donna che doveva salvare il partito repubblicano. Non è ancora ben chiaro perché, ma non è affatto detto che Sarh Palin sia pronta per un futuro politico di primo piano. Palin non è più governatore dell'Alaska, le alci hanno un brivido lungo la schiena. Ecco il video del discorso d'addio, nel quale Sarah distribuisce un poco di patriottismo sul grande Paese e se la prende con quei rompiballe dei media.
Deve essere per colpa dei media, che da quando ha annunciato di lasciare la carica di governatore, Palin è crollata nei consensi. Un futuro plausibile? Lo stesso dell'evangelico dalla battuta facile, Mike Huckabee, che conduce una trasmissione su Foxnews. Attenzione, però, Mike è spigliato e spiritoso. Palin, ogni volta che non l'hanno preparata, non ha funzionato molto bene.

Che impatto avrebbe la riforma?

Per gli appassoniati del tema, ecco un fantastico grafico del New York Times. Si capisce molto bene cosa succede a chi. Il Nyt, che come giornale fa un lavoro neutro, sottolineando anche le difficoltà di Obama in questa fase, sta spingendo la riforma. O meglio, come il presidente, fa un lavoro pedagogico, smonta le leggende messe in giro dalla parte estrema della destra. Lo ha fatto domenica con un editoriale lungo che, in sostanza, era la spiega scritta del grafico qui sopra. Il problema cruciale, quello vero, resta quello dei finanziamenti: quanti soldi si risparmiano e quanti ne servono.

24 luglio 2009

Ancora sanità, parla Krugman

Ecco l'articolo di Krugman, spesso critico con le politiche finanziarie di Obama. Mentre tutti dicono che la conferenza stampa del presidente non è stata particolarmente efficace (vedi il post precedente), il premio Nobel per l'economia spiega che, secondo lui, Obama ha detto quanto c'era da dire: costi e solidarietà. Già, Krugman ricorda che il predecessore di Obama un tempo spiegava che in America “c'è la sanità, basta andare al Pronto soccorso" e che sotto la sua presidenza - i repubblicani, da Reagan in poi, promettono sempre meno stato ma fanno immancabilmente aumentare il deficit - i costi di Medicare sono schizzati alle stelle.

23 luglio 2009

Obama prova a vendere la sanità (di nuovo)

La conferenza stampa di stanotte (qui l'analisi del NYT, sulla pagina c'è anche il video) è cominciata spiegando le cose fatte, cercando di vendere il recovery act, ammettendo che le nuove assunzioni saranno l'ultima cosa che arriverà - e ricordando che che l'economia americana aveva perso di competitività prima della crisi e non produceva più ricchezza per i più da tempo.
Poi Obama è passato alla Sanità parlando dei costi: sono troppo alti e ogni giorno 14mila americani perdono la propria assicurazione. Il presidente ha poi provato a vendere la parte di riforma sulla quale c'è accordo, ripetendo le stesse cose dette due giorni prima. Il rischio è quello di mostrare la momentanea debolezza. Politico sostiene - e forse non a torto - che stavolta Obama ha volato troppo basso: la sua abilità, nei momenti duri, è di fare uno scatto in più e volare alto. Stavolta forse non è andata così: Politico nota che la risposta sull'arresto del professore afroamericano è molto migliore. In effetti, lo abbiamo già scritto, le riforme difficili (sanità, pensioni, scuola) sono difficili da trasmettere e da capire per il pubblico. Un buon passaggio: “Capisco che la gente sia scettica, non ha visto granché uscire da Washington per aiutarli. Si dice: preferisco questo diavolo che conosco, che non quello di cui non so nulla“. Un altro: spingo con tanta forza perché ricevo lettere tutti i giorni di gente in difficoltà...in un Paese come il nostro questo non è giusto e poi la default position determina inerzia.
Lo scontro in Senato va avanti, Pelosi rischia un po' la figura di quella che procede senza mediare (“se non si vota non si va in vacanza"), facendo infuriare gli avversari e i non amici del proprio partito. I senatori mediano all'infinito e questo dev'essere uno dei motivi per cui l'ultimo sondaggio AP vede Obama in calo e le Camere rimanere ferme intorno al 30 per cento del consenso (come prima del voto di novembre). Per Obama una buona notizia, premere sul Congresso può servire. Certo, lo strano della politica Usa - e anche nostrana - è che il Congresso entità astratta è impopolare, ma io elettore voto il mio senatore o deputato come se l'incapacità di fare del Parlamento non dipendesse anche da lui/lei. Qui un pezzo di Matt Bai dal NYT magazine sulla palude politica nella quale Obama si muove (e di come lo scaltro Rahm Emmanuel sia l'uomo per attraversarla)
Fatto: cinque milioni di americani hanno perso l'assicurazione dall'inizio della crisi (ecco la rilevazione Gallup). Piccolo problema: i non assicurati sono più ispanici e afroamericani (16% degli americani, solo 11,6% dei bianchi). Eppure, come notate dal cartoon qui accanto, c'è chi alimenta paure sulla sanità pubblica. Chi non lo ha fatto rilegga Zucconi (il link due o tre post qui sotto)

22 luglio 2009

Riforma sanitaria, Obama ancora in Tv

Difficile situazione per bama, costretto ieri a fare una nuova comparsa televisiva in forma di conferenza stampa per difendere il suo operato. Rahm Emmanuel spiega che si tratta di un “riepilogo dei sei mesi passati", la verità è che il presidente è in difficoltà. Come dice il Nyt cedere e rmandare a dopo l'estate o provare a forzare? Vedremo. In ogni caso, stasera alle 8 eastern time c'è la conferenza stampa. Politico pone dieci domande interessanti (un repilogo non gentile).

Curiosità estive (si fa per dire): astinenza sessuale, ghostboxes e Sarah Palin

1. Ricordate le politiche per l'astinenza sessuale finanziate da George W.? Un rapporto pubblicato in questi giorni rivela che con quelle al posto dei preservativi sono aumentate le malattie veneree, l'Aids tra gli adolescenti e le gravidanze giovanili. Effective!
Sarah Palin è nei guai, avrebbe preso soldi e regali e approfittato della sua posizione. Ogni giorno che passa appare più chiaro come mai, questa paladina della caccia e della famiglia, si sia dimessa. A proposito, chissà che la gravidanza della figlia (ricordate?) non sia il frutto delel politiche del presidente Bush.
2. Con la crisi aumentano i negozi che chiudono e con i quali non si sa più che fare. Ne parlava il Nyt riferendosi alla Grande mela, ne parla Associated press, in riferimento agli store nei sobborghi, che vengono chiamaiti ghosboxes, scatole fantasma e gli fa eco questo blogger del Texas.
3. La notizia di oggi è che gli automakers (Gm, Chrysler, etc.) taglieranno 3mila concessionarie. Altri 3mila ghostboxes. I monumenti industriali di Detroit hanno un loro fascino, ma questi scatoloni tutti uguali ai lati delle superstrade e di fianco ai benzinai e fast-food ai margini delle città fanno schifo anche pieni.

Metti una sera a spanish Harlem

Guarda un po' chi è andato a capire come si fa a generare partecipazione dal basso nei quartieri popolari americani?

Aerei da caccia, change e lobbismo

Ecco un caso in cui si può dire che il change promesso da Obama stia funzionando. Non parliamo delle politiche, ma del modo di fare politica. Il Senato ha bocciato l'idea di rinnovare il finanziamento alla costruzione dei cacciabombardieri F22. Non è pacifismo, ma razionalizzazione della spesa. Si taglia un costo superato nonostante in Senato ci sia gente che spinge perché si continui a finanziare il programma militare. Obama aveva minacciato il veto: quest'anno l'esercito aumenterà di 22mila unità e gli investimenti in sistemi d'arma saranno per aerei migliori dal punto di vista tecnologico. Anche McCain, che è un nemico della spesa e delle lobby, ha parlato di voto storico. Da anni, qualsiasi richiesta dell'apparato militare industriale veniva approvata senza batter ciglio: sono soldi pubblici che finanziano un settore privato che garantisce occupazione. I senatori finanziano i loro Stati, a prescindere dalla necessità reale. La politica Usa non è poi così diversa dalla nostra. Ogni tanto però, oltreoceano, si fa qualche passo in avanti.

21 luglio 2009

Sanità, la saga continua

Il presidente ha detto che metterà tutto il suo peso sulla vicenda. I repubblicani proveranno a fare lo stesso per fermare il piano Obama, che sperano di trasformare nella sua Waterloo. E. J. Dionne, columnist del Washington Post spiega che Obama è meno preoccupato dei suoi colleghi di partito perché non ha la sindrome del 1993, ovvero della batosta presa dai democratici dopo la sconfitta suicida proprio sulla Sanità. Obama ha la maggioranza, lavora a mediazioni, mette il suo peso politico e non teme di prendere batoste. Per lui una buona notizia: il senatore Baucus, del Montana, che presiede la commissione finanze e che frena (o rallenta) sulle proposte di riforma sanitaria, negli ultimi mesi ha preso una valanga di soldi dalla lobby sanitaria. Baucus è insomma nel mirino e dovrà essere più accorto nel frenare. L'altra notizia è che i democratici stanno riflettendo sulla possibilità di una tassa meno penalizzante di quanto pensato fino a qualche giorno fa: saranno solo gli ultramilionari a pagarla. Un passo indietro tattico per mostrare di essere pronti al compromesso. Per finire, il pezzo di Vittorio Zucconi da Repubblica spiega molto bene lo scenario paradossale della battaglia per la Sanità negli States.

Guantanamo, i prigionieri che non sai dove mandare, il G8 de L'Aquila e i guai di Obama

Problemi a chiudere la prigione. Sembra che una delle prime scelte di Obama stia incontrando ostacoli. E che il piano di chiusura verrà rinviato. Perché? Un rapporto sullo status dei detenuti e sul loro destino viene rinviato di sei mesi (su questa pagina della Bbc anche il pdf del rapporto preliminare). Non si è dunque trovata una via d'uscita legale che soddisfi l'amministrazione sul fronte giuridico tanto quanto su quello della sicurezza. Un bel guaio d'immagine, anche con l'opinione pubblica musulmana. Qual'è il problema vero? Semplice, gli americnai non sanno dove mettere i detenuti. Questi hanno confessato cose, ma le confessioni gli sono state estorte con mezzi illegali e non sono quindi utilizzabili in un procedimento giuridico con garanzie. Se però le confessioni fossero vere - e qualcuna lo sarà pure - rilasciare alcuni dei prigionieri sarebbe un grosso pericolo. L'accordo del G8 a L'Aquila tra Berlusconi e Obama sull'accoglienza di alcuni detenuti attualmente nel carcere cubano (con in cambio le gentilezze americane al padrone di casa) è proprio questo. Per regalare prigionieri in giro e restituire loro uno status giuridico in linea con il diritto, gli americani stanno facendo pressioni, richieste, preghiere, ricatti e tutto quanto possono. Ma nessuno vuole mettersi in casa persone che sono potenziali membri di al Qaeda. Badate bene, in molti casi non ci sono satti problemi: gli uighuri sono alle Bahamas e alcuni altri sono tornati a casa. Ma ci sono alcuni casi di difficile risoluzione.

Schwarzy, la voragine di bilancio e i rischi per Obama

La California è una delle prime economie del mondo. Con un buco di bilancio che nemmeno l'Italia ai tempi di Craxi e Forlani. E con un sistema di approvazione dei budget e possibilità di indire referendum su qualsiasi cosa che rende molto difficile fare scelte decisive e impopolari (qui un post sul come funziona e perché si è arrivati alla situazione in cui siamo). Bene, stanotte il Congresso di Sacramento ha approvato una finanziaria di emergenza con tagli drastici e risparmi. I democratici sostengono che i servizi di base restano. Staremo a vedere se è vero. In molti, in queste settimane, hanno sostenuto che Schwarzenegger avrebbe dovuto chiedere un bailout come le banche. Qui San Francisco Chronicle (un giornale sull'orlo della chiusura) e LA Times (che qui in Europa nessuno fila, pur essendo un ottimo giornale, forse il fuso orario penalizzante). Sul quotidiano di L.A. anche un giochino divertente: sei capace di far quadrare il budget? Provateci, e scoprirete quanto è difficile. La California è importante per un motivo: difende la natura, taglia le emissioni e ha un sistema di assicurazione sanitaria molto includente. Ovvero fa già delel cose che Obama vorrebbe fare. Per farle spende. Schwarzenegger ha implementato queste misure senza ragionare troppo sui costi e il sistema di cui abbiamo detto sopra ha complicato tutto. Per fortuna il Grand Old Party non può sparare contro il governatore dell California: pur essendo un repubblicano sui generis, è uno dei pochi politici spendibili importanti rimasti a livello nazionale. Alla convention di Minneapolis/Saint Paul tutti erano sollevati dal fatto che fosse sul palco.

20 luglio 2009

Notiziario di mezza mattina: sondaggi, sanità, i cattivi repubblicani e l'economia

1. La riforma sanitaria resta lo scoglio politico più difficile per qualsiasi presidente democratico. Un sondaggio ABC/Washington Post rileva un vantaggio molto ampio sui repubblicani e una buona approval rating. Per la prima volta, Obama è sotto sul tema della riforma sanitaria. Naturalmente, qui sta il problema, c'è un pezzo di chi disapprova che ritiene che il presidente dovrebbe fare di più e un altro pezzo che ritiene che dovrebbe evitare di espandere il ruolo delle autorità federali e aumentare le spesa nel tentativo di allargare la copertura sanitaria. Qui il video di Obama che si rivolge ai cittadini per tentare di convincerli che la riforma va fatta, qui l'articolo di Ted Kennedy, il paladino della riforma per eccellenza, comparso su Newsweek. Il W. Post spiega che la strategia della Casa Bianca e mettere tutto il peso del presidente nella vicenda sanità. O la va o la spacca. Gli Obamas mettono il loro peso su una questione difficile - e sembrano essere un poco preoccupati.
2. I repubblicani non sono messi troppo bene nemmeno loro. Non hanno una strategia se non quella di sperare che tutto vada male agli avversari politici e sono a caccia disperata di figure di spicco (un paio si sono bruciate in questi mesi per robe di amanti). Non è una cattiva strategia, l'amministrazione Obama è in acque molto difficili. Come nota Kevin Drum, anche sulla sanità fare opposizione è complicato: o decidi che lasci lo Stato prendersi cure di alcune questioni o lasci le cose al libero mercato - escludendo dalla copertura sanitaria milioni di persone come avviene oggi. Il Grand Old Party deve però difendersi sul fronte dell'etica e della credibilità. C'è poi da ricordare il ruolo delle lobbies: qui Mother Jones parla di uno spot anti riforma nel quale compare un lobbista che, da dirigente di ospedale ha frodato il pubblico. Un classico, i cattivi in America sono cattivi per davvero.
Sarah Palin si sarebbe dimessa per problemi di parcelle agli avvocati ingaggiati per difenderla dalle accuse di aver gestito in maniera clientelare il potere. FIno a quando McCain non la arruolò come vice, Palin pagava con i soldi da governatore, poi ha dovuto pagare da sola (McCain ha un'etica di ferro, questo è poco ma sicuro). E adesso è la che fa il battitore libero poco credibile dell'Alaska. Ci possiamo sbagliare ma non sembra avere un futuro politico radioso. Peggio va a Dick Cheney. Su di lui aumenta la pressione, lo scandalo Cia cresce e la possibilità che finisca con l'essere coinvolto in un'inchiesta ufficiale sono sempre di più. La commissione della Camera sui servizi ha annunciato un'inchiesta sui piani segreti. Un editoriale di The Nation chiede a gran voce che si faccia luce sul piano per gli assassinii segreti della Cia occultato al Congresso.
3. L'economia e le banche. Robert Reich is mad as hell and it's no gonna take it anymore. Sul suo blog ripete che il fatto che le banche siano tornate ai profitti è grave e che la cosa non fa bene all'economia reale - a aumenta i rischi di ritorno alla finanza creativa. Ecco un bell'esempio pratico di quanto dice Reich in scala ridotta: venditori di subprime riconvertiti in venditori di ricontrattazione del mutuo. Quanto all'economia teorica, The Economist si chiede cosa è andato storto nella capacità di capire, anticipare, leggere la crisi. Un'analisi mezza condivisibile e mezza no. Il peggio si allontana e le bibbie del libero mercato provano a far quasi finta di niente? Non eravamo in un passaggio storico? E verso dove? Non è ancora chiaro a nessuno.

18 luglio 2009

Notiziario del mattino (o quasi): Tv, sanità e disoccupazione

1. Stanotte è morto Walter Cronkite, anchorman televisivo Cbs che ha commentato la morte di Kennedy, il Vietnam, lo sbarco sulla luna. Tempi diversi da oggi, nei quali la Tv era una fonte ed era un po' più credibile e sobria - niente plastici per Cronkite, ma lavoro sul terreno, ad esempio in Vietnam già più che adulto e famoso. Che diremo quando moriranno le facce Tv che vediamo da qualche anno a questa parte? Non sono più autorità, ci affidiamo a loro per svagarci, non per correre a capire che succede, come e perché. Il mondo dellinformazione è cambiato in meglio e peggio dai tempi di Cronkite - prima faccia Tv a dirigere il suo spazio, a decidere. Qui tre momenti della carriera in video. Quando tornò dal Vietnam e spiegò che l'escalation era un disastro, il presidente Johnson capì che aveva perso la guerra, ricorda il New York Times. Abbiamo più scelta, abbiamo la rete, ma abbiamo sempre meno lavoro serio sulla notizia. In America. Se poi guardiamo a noi, possiamo affermare con certezza che è cominciata la stagione dei calendari. Siamo oltre la notizia, noi.
2. Sei senatori democratici fanno la fronda contro la riforma sanitaria. La preoccupazione è l'aumento della spesa e l'introduzione di una tassa in una fase di crisi. Preoccupazione legittima? Forse, ma il gioco dei senatori moderati sembra più essere quello di far vedere che esistono in una fase in cui l'ala che in Italia definiremmo centrista è in un angolo. Negli States centrista equivale a difensori di uno status quo che non regge più, uno status quo contro il quale Obama ha vinto le primarie e le elezioni. Il presidente vorrebbe la riforma approvata entro le vacanze estive, difficile ci riesca, ma la pressione sul Congresso serve a essere sicuro che a settembre ci si arrivi. Sarà un passaggio storico di quelli difficili da capire per chi la Sanità ce l'ha. Qui il post sul dibattito in corso. Qui l'analisi del New York Times di oggi.
3. Nuovi dati sulla disoccupazione Usa. La costa Est (California compresa), il solito midwest ex industriale e non ancora post e il Sud-ovest sono le regioni più colpite. Qui una grafica con i dati.

17 luglio 2009

A che punto è la crisi Usa?

La Fed parla di segnali incoraggianti e così fanno molti altri. Reich è scettico e altri spiegano che la ripresa ci sarà ma non avrà grande impatto su occupazione e benessere collettivo. Altri analisti ancora sono preoccupati dal fatto che le banche siano tornate al business as usual. Per chi avesse voglia, ecco un articolo con le varie tesi esposte in italiano.

Il discorso all'Naacp: black pride ed etica della responsabilità

Se i bambini soldato africani non sono solo colpa dell'Occidente, la disoccupazione e il disastro delle inner cities e dei ghetti non è solo il prodotto della discriminazione. In sintesi, il messaggio alla associazione per l'avanzamento della gente di colore (Naacp) del primo presidente nero è questo. Nel video qui sopra, notate la cadenza più black del solito, già successo davanti alle platee afroamericane del Sud durante le primarie. In campagna elettorale Obama aveva già detto “aiutate i vostri figli a fare i compiti e toglieteli dalla playstation o dalle televisioni". Qui il video dal canale Naacp di You tube (che chissà perché oggi non mi riesce di caricare direttamente...suggerimenti?)

16 luglio 2009

Dov'era finita Hillary Clinton

Dite la verità: vi era mancata. Hillary Clinton è stata fuori gioco per un po' a causa della sua operazione al gomito. Un disastro: gli iraniani che rubano le elezioni, gli attentati in Iraq, l'Afghanistan da cui sembra che non si possa uscire e poi questa stampa cattiva che diceva che lei non conta nulla. Ma ora è tornata, ha dato un discorso al Council on Foreign Relations di cui vi abbiamo accennato alla fine di questo post. Del discorso trovate una sintesi più estesa qui ma in sostanza afferma alcune cose importanti: la volontà degli Stati Uniti di continuare ad essere leader del mondo (e non è scontato); il fatto che le minacce siano molteplici e che non si possa riassumere tutto nella guerra globale al terrorismo voluta da Bush; la necessità di usare tutti gli strumenti sia diplomatici che di cooperazione internazionale e non solo la forza come volevano i repubblicani; si negozia anche e soprattutto con i nemici perchè l'isolamento non paga. Infine sull'Iran: "time for action is now", se Teheran vuole entrare a far parte del gioco internazionale è questo il momento. Chissà, forse tra qualche anno il suo discorso sarà ricordato come la summa teologica dello "smart power" obamiano. Per il momento si continua a dire che è stata emarginata nell'amministrazione. Il tempo, come al solito, sarà galantuomo. Forse più di suo marito.

La pista siriana

Frederik Hoff, un assistente dell'inviato speciale per il Medio Oriente Mitchell, è in Israele. Ufficialmente solo per preparare la nuova visita proprio di Mitchell ma la stampa specula: non è che ora Netanyahu potrebbe approfittare delle difficoltà iraniane per fare la pace con la Siria? C'è molto wishful thinking da parte americana: sono in tanti, partire dall'uomo della Brookings Martin Indyk, a sperare in un accordo con Damasco che la tiri via dall'alleanza con Teheran. Difficile che succeda. Prima di tutto Israele sta pensando di riabilitare un disegno di legge che renda un eventuale ritiro dal Golan soggetto ad approvazione popolare. In secondo luogo il viceministro degli esteri Ayalon non ha usato parole gentili: non ci sarà trattativa con questi siriani che sponsorizzano il terrorismo. In terzo luogo: i siriani chiedono garanzie sul ritiro israeliano dal Golan, quello che invece il governo vorrebbe ingessare sottoponendolo ad un referendum. Un bel rompicapo. L'amministrazione potrebbe uscirne solo "mettendo la pistola sul tavolo" cioè minacciando Israele di ritorsioni nel caso non faccia la pace con la Siria e dicendo a Damasco che è l'ultimo treno per avere quei rapporti con gli Usa a cui evidentemente aspira tanto.

La medicina per la Sanità (e il ritorno di Sarah Palin)

Ieri la commissione Help (sanità, educazione, lavoro, pensioni) del Senato ha varato la sua ipotesi di riforma sanitaria. La Camera ne ha una sua. Sono molti simili dal punto di vista del meccanismo per allargare la platea delle persone con il diritto alla salute (obbligo per i datori di lavoro, penale per chi non lo fa da usare per finanziare il meccanismo pubblico, assicurazione pubblica rivolta a individui e piccole imprese in competizione con quelle private per abbassare i prezzi). I due testi costano uguale ma divergono sul come si finanziano: quello del Senato è più moderato e prevede risparmi enormi - difficili da ottenere in quella misura - quello della camera prevede una tassa sulla ricchezza. Sopra i 280mila dollari si paga una tassa sulla quota di reddito eccedente (chi guadagna 290mila paga la tassa per la saluta solo su 10mila dollari). Ci sono tre fasce e tre aliquote, dall'1% al 5,4% per chi guadagna sopra un milione (che si vede tassato all'1% il reddito eccedente la prima fascia, al 2,qualcosa quello della seconda e al 5,4% per la terza). Si tratta di una tassa progressiva ma molto moderata: al massimo, l'ultra milionario, pagherà 9mila dollari l'anno. Obama vuole una legge entro le vacanze di agosto. Se ci riesce porta a casa metà vitoria nel midterm 2010.
Sarah Palin, che si è dimessa a sorpresa dalla carica di governatore dell'Alaska circa una settimana fa, torna a farsi sentire. Sulle dimissioni si è detto di tutto: dagli scandali che inseguono Palin alla volontà di diventare il cane da guardia del GOP, fare quella che ringhia e vedere se dura abbastanza da candidarsi al Senato o alle primarie e provare a diventare presidente (heaven help us). Per darsi un tono, Palin ha scritto questo articolo sul Washington Post nel quale spiega che l'energy bill fa schifo. La sua politica energetica la ricordiamo urlata nei comizi: drill, baby, drill, trapana, ragazzo, trapana. Funzionava come slogan col doppio senso ma non molto di più.

Per finire, Hillary Clinton ha dato questo discorso al Council on foreign relations. I maligni dicono che lo ha fatto per rimarcare che c'è anche lei. I buoni parlano di ottimo discorso di politica estera. Non abbiamo ancora fatto in tempo a leggerlo.

Dimenticate le vostre comode scarpe di schiuma


Le indossano nelle cucine e negli ospedali, le indossano le mamme trendy sulla spiaggia e i loro figli. Per un paio d'anni, o forse tre, sono state un prodotto vincente: si compravano a poco prezzo, erano colorate o nere (per le cucine) e facevano respirare il piede. Adesso non le compra pi nessuno e la colpa non è della moda. La Crocs, la compagnia di zoccoli colorati di schiuma con i buconi per far respirare il piede sta per chiudere ed ha licenziato già 2mila persone. E' la crisi, ma non lo fate sapere a Della Valle.

15 luglio 2009

La giudice latina

E' un argomento che non scalda i cuori se non negli Usa. Ma gli equilibri interni alla Corte Suprema sono vitali per gli Stati Uniti. Negli ultimi anni nel Paese ci sono stati scontri epocali su matrimonio gay, aborto, diritto a portare le armi. E poi tutta la vicenda legata alle detenzioni a Guantanamo - chi li processa, habeas corpus e così via. Bene, su tutto questo, l'autorità federale che decide e ha deciso - e in alcuni casi fermato i disegni di Bush - è la Corte Suprema. E' per questo che l'agomento appassiona i media Usa (su tutti i grandi giornali e network potete seguire il processo di conferma in streaming). Il processo di conferma della nomina di Sonia Sotomayor - prima giudice donna e ispanica - è iniziato da due giorni. I repubblicani hanno fatto capire che non daranno battaglia, ma hanno provato a insinuare che Sotomayor ha una concezione partigiana del diritto e, dunque, non sarebbe un vero arbitro, di quelli che chiamano strikes e balls sui lanci verso il battitore a baseball. I democratici hanno ironizzato: ma come, il giudice Roberts è venuto qui a dirci che le sentenze della Corte sul dirito di scelta sono dei superprecedenti (il diritto anglosassone si basa su questi) e poi ha votato per ribaltare proprio quei superprecedenti. E che dire - ha ricordato Feingold - delle decisioni su Guantanamo, tutte prese 5 a 4. Se la Corte è così divisa, è la dimostrazione che il diritto non è una scienza esatta e che le convinzioni dei giudici entrano nella sala in cui si riunisce. Ieri ha parlato Sotomayor, i giornali meno partiginai dicono che è ha messo da parte la partisanship e la passione. I critici sostengono che nel suo moderarsi, la giudice abbia esagerato. Qui il blog Postpartisan del Washington Post, deluso dalla mancata difesa di affermazioni fatte in passato, qui Politico che nota come la giudice abia contraddetto Obama. Se il tema vi appassiona, sempre su Politico, trovate un forum molto ricco dal tema Cosa cerca il Gop in questo hearing? Qui, The New Republic si chiede perché il confimation hearing di quest'anno è così noioso. By the way, Sotomayor è la prima attività da senatore di Al Franken.

14 luglio 2009

Oggi digiuno


Tranquilli, non siamo diventati seguaci di Pannella. Semplicemente America 2008 aderisce allo sciopero dei blog di oggi per difendere il diritto alla libera comunicazione in Rete. Se volete saperne di più leggetevi questo altro blog.

12 luglio 2009

Obama sull'Afghanistan

Qui il video dell'intervista concessa alla britannica Skynews. La bataglia afghana è di tutti, degli europei quanto nostra, spiega il presidente. La novità negli accenti è nella frase: dopo le elezioni (di agosto) dovremo spendere di più in ricostruzione, sviluppo, traning e costruzione dello Stato e meno sul piano militare. Frasi dette molte volte, ma ad agosto manca poco e con ogni probabilità le offensive pakistana e americana di queste settimane hanno davvero dato un colpo ai talebani.

L'ora della verità per Cheney?

Il vicepresidente avrebbe ordinato di nascondere alcune attività Cia ai comitati del Congresso che ricevono le informazioni riservate. Se la notizia verrà confermata, i democratici avranno trovato l'appiglio per colpire il loro nemico pubblico numero 1, l'unico esponente della passata amministrazione - con Karl Rove - che discuta pubblicamente, criticandola, la politica Obama. La notizia è sata fornita dall'attuale direttore dell'agenzia, Leon Panetta al Congresso. I democratici preparano un'indagine formale sull'accaduto. Erano mesi che qualcuno, nel partito di Obama, cercava appigli per perseguire Cheney. La volontà iniziale era quella di indagare le torture, ma se c'è qualcos'altro che consente di processare l'ex vice presidente, ai dem va bene lo stesso. L'attacco a Cheney potrebbe aiutare a far diminuire un poco la pressione dall'amministrazione.

Economia, tasse e un articolo di Obama


Cominciamo con l'articolo pubblicato oggi sul Washington Post. Obama parla di economia, delle forme che ha preso negli States negli ultimi decenni e della necessità di riformarne le basi. La ricetta? Abbassare i costi della sanità, creare lavoro, migliorare la qualità della manodopera Usa e nel lungo termine ridurre il deficit. Chiamate mago Merlino e Mandrake. Ieri la Camera ha approvato una misura di sostegno finanziario agli studenti (una riforma dei prestiti che in queti mesi di crisi finanziaria ne hanno messi parecchi in ginocchio).
Quanto alla sanità, i democratici stanno pensando a introdurre una tassa sui redditi più alti per finanziare la riforma sanitaria. Ma nel partito monta la rivolta dei moderati (ecco una analisi di Politico sul problema moderato di Obama): i nodi cominciano ad arrivare al pettine e vedremo se Obama e i suoi saranno abili anche stavolta. Se il presidente passasse questo scoglio e la riforma entrasse in vigore, il midterm del 2010 sarebbe più facile.
In questi giorni il presidente ha difeso il piano, dicendo che ha funzionato come doveva. Krugman (vedi sotto) sostiene che ce ne vuole un altro. La crepa stimulus è un'altra crepa seria. Financial Times a pranzo con Larry Summers, che ci spiega che il peggio non è passato.

11 luglio 2009

Obama comes home

Un po' di sana retorica per il discorso del primo afroamericano divenuto presidente degli Stati Uniti. Ecco il testo del discorso. Il ricordo di Martin Luther King, il padre, il sangue, la libertà e la necessità di prendere in mano il proprio futuro. Obama è in Ghana per premiare il Paese dove la transizione la democrazia è avvenuta in maniera soft e l'alternanza ha funzionato senza guai. Il viaggio in Africa è il tentativo di fare egemonia planetaria e sfilare il continente più povero alla Cina, che in questi anni ha investito miliardi di dollari.
C'è di più: Susan Rice, l'esperta di politica estera del senatore Obama in campagna elettorale e attuale ambasciatore all'Onu, crede molto nella necessità di affrontare i grandi temi della povertà, del debito, dell'acqua e così via. Tra radici, csentimento, politica, il viaggio di Obama è davvero significativo. A casa, lo aspettano guai con il Congresso e con l'economia. Sarà interessante osservare il ritorno.
Nota interessante: la Casa Bianca ha prodotto una sintesi del discorso e la sta mandando via twitter, sms e altro a quanti più africani è possibile.

La ripresa che non verrà

Da più di un anno, da quando la bolla dei subprime era scoppiata dando avvio alla crisi, gli economisti e gli analisti finanziari si stanno chiedendo se la crisi avrà la forma di una V o di una U: cioè se il precipizio sarà veloce quanto la ripresa successiva oppure se entrambi saranno lenti. Robert Reich, ex ministro del lavoro di Clinton e forse una delle poche voci "di sinistra" in America, ha un'altra versione: stando così le cose non ci sarà nessuna ripresa. Cioè non si tornerà mai alla situazione precedente in cui il reddito reale delle famiglie restava uguale o addirittura calava e si finanziava l'aumento dei loro consumi con il credito facile. Pensare di rimettere in moto quel motore di quelle economia è come cercare di far ripartire una macchina da buttare. Cosa sia la nuova economia Reich ancora non ce lo dice, ma di sicuro pone un problema piuttosto serio: cercare degli aggiustamenti potrebbe non avere senso. Un altro economista "eretico", il nobel Krugman, ragiona invece sui risultati del piano di stimolo: magri finora, ma ci vorrà tempo e invece di buttare a mare quanto già fatto forse bisogna fare un secondo giro. Ma anche qui, non si sa con quali soldi.
Non sono esattamente i termini del discorso che si sentono in Italia, per questo vale la pena leggerli e rifletterci su.

10 luglio 2009

Il Nyt online a pagamento

La notizia è questa: Il New York Times, in profonda crisi finanziaria a causa della diminuzione degli introiti pubblicitari, si prepara a far pagare l'accesso al suo sito web. L'idea sarebbe di chiedere una piccola somma: cinque dollari al mese, 2,5 per gli abbonati. Il quotidiano si accinge a pubblicare un questionario online per avere il parere dei lettori. Se lo faranno, ci abboneremo e, a quel punto, avrete un gran bisogno dei blog.
Parlando della stampa e dei media, se i big del web cominciano a far pagare c'è la possibilità che si apra uno spazio reale per il futuro dell'informazione. Che in questo momento - lasciatevelo dire - è davvero in crisi.

Noia, piattume e un po' di ambiente a L'Aquila

Niente gaffes di SB, per adesso, un documento ambientale che parla finalmente una lingua in linea con la ricerca scientifica e obbiettivi a lunghissimo termine. Questo sembra essere, in sintesi, il lascito di un G8 che potrebbe rimanere nella storia per essere uno degli ultimi incontri del club riunitosi per la prima volta a Rambouillet nel 1975. Merkel e i cinesi insistono su una nuova architettura dei vertici e tutti sembrano essere d'accordo. Sull'ambiente il linguaggio nuovo è il frutto della leadership di Obama. O meglio, del fatto che per la prima volta al tavolo degli 8 c'è un presidente Usa che riconosce la necessità di mettere mano al camiamento climatico. Obbiettivi concreti? Pochi. Più in generale, Obama è stato protagonista ovunque: nelle battute rozze dei cronisti politici italiani sulla navetta che porta al media village, come testimonial del terremoto e anche come motore del vertice sui temi ambientali. Avrebbe voluto di più dal G8+5: presentarsi in Congresso con un documento che impegna Cina e India sull'ambiente avrebbe facilitato il passaggio della energy bill.
Berlusconi venderà il vertice come un succeso. Non è così, ma non è un insuccesso. Nei documenti finali si rimanda sempre al G20 di Pittsburgh, alla conferenza Onu sul clima di Copenhagen e così via.

8 luglio 2009

L'Aquila, aggiornamento dal G8

La partenza di Hu Jintao, volato a sedare le rivolte uighure, fornisce un alibi perfetto al G8. Senza i cinesi, decisioni sul clima non se ne possono prendere. E così, visto che il Major economies forum, vertice del G8+5 che discute di clima, sceglierà (si riunisce domani) di non assumere impegni assoluti nel medio termine (tipo: taglio delle emissioni del 20% entro il 2020), sembra che nemmeno gli otto si prenderanno la briga di decidere qualcosa. Nel documento finale ci dovrebbe essere un richiamo alla volontà di non far aumentare nel 2050 la temperatura di più di due gradi rispetto al 1900. Un impegno lontano, non vincolante e privo di passaggi concreti. Qualcuno dice che è già qualcosa perché è la prima volta che si può scrivere qualcosa sul clima a un G8. La novità sta nella presenza di Obama e del diverso modo di vedere le cose in materia ambientale rispetto a Bush.
Per quanto riguarda la lotta alla povertà, ci sarà un impegno di 13 (o 23?) miliardi di dollari. Il problema è che gli impegni presi al G8 scozzese di Gleaneagles sono spesso rimasti lettera morta - particolarmente vero per l'Italia, meno per la Gran Bretagna, che su questo spinge molto anche qui. Quindi, dire che si spenderà per la sicurezza alimentare non vuol dire che i soldi verranno stanziati. Si aggiunga che i soldi non sono abbastanza, la Fao ritiene dovrebbero essere molti di più. Vale a L'Aquila un altro elemento che è una costante di questi vertici. Ciascun Paese, quando spiegherà di aver adempiuto agli impegni per la fame nel mondo userà trucchi contabili con i quali dimostrerà - facciamo un esempio - che un finanziamento alle proprie università su qualche coltivazione da far crescere con poca acqua è un finanziamento contro la fame nel mondo. Vero nel lungo termine, ma falso se parliamo degli interventi di aiuto a chi muore oggi di fame.
Per il resto regna davvero il caos. Alla richiesta su quando e come ci si potrà prenotare per le conferenze stampa la risposta degli addetti è "non lo so, non ci dicono niente". L'addetto stampa giapponese gira lui per i tavoli a distribuire l'agenda del ministro (di solito c'è un tavolo dove c'è l'agenda aggiornata e qualcuno che ti spiega come e dove). E per finire, anche persone che si sono prenotate per le conferenze stampa, non sanno come e dove e non sanno se potranno parteciparvi. In questo momento, in sala stampa, l'amplificazione diffonde uno che parla in russo mentre sugli schermi scorrono immagini di Berlusconi e Merkel che passeggiano. Nessuno sa chi sia e non c'è nessuna traduzione. Ah, per adesso la terra non ha tremato.

Qui G8 terremotato dell'Aquila, dove il caos regna sovrano

Giunti infine nella caserma della Finanza che ospita il summit. Dopo aver parcheggiato in un centro commerciale come prescritto, siamo a cercare di capire che succede. Per arrivare al Media Village, come hanno chiamato la tendopoli allestita fuori dalla caserma, abbiamo preso un bus di quelli di linea strapieno di giornalisti e senza aria condizionata. Ora, per un Paese che tiene tanto (quasi solo) all'etichetta e alle vetrine, proprio non ci siamo. L'autobus è rimasto fermo, motori puzzolenti accesi, per venti minuti sotto il sole. Invece di fare un chilometro, la distanza tra il centro commerciale e la caserma, ne abbiamo fatti una ventina. Un corrispondente olandese scherza: “chiamate Isoradio e capiamo che succede". Tutti gli stranieri ridono o si guardano attorno spersi. Il catering è fornito da Autogrill (!?!) e sul buffet la spiega in inglese di cosa c'è nei piatti è piena di errori. Capire cosa succederà e come si svolgerà il vertice è un'impresa, sembra che le conferenze stampa saranno su prenotazione e aperte massimo a 120 persone (e con Obama come faranno??). Siamo troppo snob? Forse. Ma questi baracconi spesso inutili hanno almeno il pregio di comunicare bene il poco che producono. Stavolta sembra che non sarà nemmeno così.

6 luglio 2009

Piccoli ma significativi cambiamenti sull'Iran

In Iran qualcosa continua a muoversi e non sono movimenti di poco conto: la parte più riformista del clero, l'Associazione degli insegnanti e dei ricercatori di Qom, ha criticato la regolarità del voto. Le spaccature dentro l'elite religiosa sono uno degli indicatori da tenere presente per capire come può andare a finire.
Nel frattempo l'amministrazione Obama continua a proclamarsi aperta al dialogo, anche se rischia di ritrovarsi di fronte ad uno spiacevole dilemma: fermare i colloqui oppure andare avanti e legittimare un governo la cui elezione è stata criticata. Da notare l'intervista di Biden che afferma, per la prima volta dopo tanto tempo, il diritto di Israele di decidere da se come far fronte alla minaccia. Lo stesso giorno però il capo di stato maggiore Mullen ha ribadito invece che un attacco militare israeliano sarebbe una pessima cosa tanto quanto l'acquisizione di armi nucleari da parte dell'Iran. Il consenso americano all'attacco sarebbe in realtà imprescindibile visto che sarebbe necessaria l'autorizzazione al sorvolo dell'Iraq. E tuttavia le parole di Biden vanno tenute a mente per il futuro: perchè l'amministrazione potrebbe voler rimettere "la pistola sul tavolo" e cioè alludere alla possibilità di attacchi militari nel caso i negoziati falliscano.

La riforma si può fare

In un editoriale chiaro e breve il premio nobel Krugman spiega perchè la riforma della sanità non solo si può fare ma è un compito meno improbo di quanto non sia sembrato finora (anche a noi, leggete qui). Prima di tutto perchè i nuovi assicurati sarebbero prevalentemente adulti e quindi la categoria con meno bisogno di cure. In secondo luogo perchè oggi chi non è assicurato spesso non paga il conto e questo costo viene scaricato sugli assicurati con polizze più alte. Una tassa nascosta che a volte può essere anche considerevole. Terzo, perchè il costo di un milione di miliardi di dollari in 10 anni significherebbe un aumento di tutta la spesa sanitaria di solo il 4%. Un importo che secondo Krugman si può recuperare tagliando le "convenzioni" tra i programmi di assistenza pubblica e certi ospedali privati e riducendo la spesa per cure la cui appropriatezza non è fondata scientificamente. Oggi infatti in America non solo ci sono molti non-assicurati che hanno troppo poco, ma ci sono anche gli assicurati che, siccome pagano, finiscono per curarsi troppo con terapie di dubbia utilità. Questo ragionamento basterà a smontare le perplessità di molti democratici e la decisa opposizione dei repubblicani? Certo è che se il presidente non porterà a casa la riforma le sue chance di ri-elezione si ridurrebbero parecchio.

5 luglio 2009

Resta con noi, non ci lasciare

Avevamo imparato a conoscerla come pirotecnica candidata alla vicepresidenza per i repubblicani. La sua crassa ignoranza e le sue posizioni cripto-conservatrici ci si è erano scolpite nel cuore. Ci commuoviamo ancora pensando a quando disse che aveva una grande esperienza in politica estera perchè dalla sua casa si vedeva la Russia. Sarah Palin si è dimessa da governatrice dell'Alaska, o meglio ha annunciato che si dimetterà a fine mese. Ecco il testo del suo discorso, probabilmente scritto mentre si lavava i denti visto il grado di elaborazione non proprio eccelso. Quei cattivoni di Vanity Fair avevano fatto uno speciale su di lei in cui le gettavano la croce per la sconfitta repubblicana del 2008. Leggetevi il New York Times che racconta tutti i retroscena e i misteri di questa scelta: Sarah vuole forse candidarsi alle elezioni del 2012 e intanto le hanno commissionato un libro. Deve aver imparato dai leader del nostro centro-sinistra: se hai perso una volta perchè non provarci una seconda? E se hai fatto una brutta figura perchè non ergerti a maestra? Secondo Newsweek la corsa per il 2012 è già iniziata. Di sicuro ci sarà da divertirsi.

3 luglio 2009

Un mese dopo il Cairo

Un mese fa Obama parlava al Cairo. Nel frattempo sono successe talmente tante cose che sembra passato almeno un anno. In primis, la rivolta in Iran seguita alle elezioni presidenziali non riconosciute come regolari dall'opposizione. Il New York Times fa il punto della situazione persiana: anche se la rivolta sembra essere stata tutto sommato domata (ma bisognerà vedere il prossimo sciopero generale) si è aperta una faglia nella società iraniana e nel clero che non si rimarginerà presto. Gli Usa possono agire in molti modi per allargarla e far prevalere gli oppositori. Ma possono, aggiungiamo noi, anche decidere che negoziare con l'Iran sul nucleare e sull'Afpak è più importante del cambiamento di regime. Per ora noi italiani giochiamo il ruolo dei falchi, alludendo ad un inasprimento delle sanzioni al quale gli americani si starebbero opponendo. In ogni caso la situazione è molto più complicata di prima. Nelle ultime ore poi è stata lanciata una notevole offensiva in Afghanistan, si dice la più grande dai tempi del Vietnam. Il New York Times ci spiega perchè, anche se dovessero vincere militarmente, gli americani si troverebbero di fronte molte difficoltà nel portare dalla loro parte la popolazione. L'impressione è che i limiti dell'elaborazione americana in politica estera si vedano ancora tutti su questo fronte dato che la risposta alle insurrezioni sembra essere sempre quella del generale Westmoreland in Indocina: "firepower". Nel frattempo Asad ha invitato Obama in Siria, chissà che il processo di pace non diventi il campionato di consolazione della politica mediorientale del presidente riservandogli più soddisfazioni sia dell'Iran che dell'Afpak.

1 luglio 2009

Chi governa la California?

Bella domanda: lo Stato è alla bancarotta, si pensa a una riforma costituzionale per ridimensionare il potere dei referendum abrogativi di qualsiasi cosa e il sistema politico è al collasso. Il governatore Schwarzenegger è impopolare e il suo predecessore venne cacciato prima del termine. Eppure lo Stato della costa ovest resta Hollywood, l'industria informatica, università e turismo. Sarebbe ricco ed è una delle prime economie mondiali. In questo lunghissimo articolo dal New York Times magazine un quadro più che esaustivo della politica californiana e della lunga corsa per un posto che in molti vorrebbero e nessuno riesce a gestire. Quello di governor.

Quota 60 in Senato, ambiente e “pork barrel spending" e Chavez vs. Obama


1. Il risultato finale era molto meno importante di quello della Florida nel 2000, ma stavolta la Corte Suprema (del Minnesota) ha dato ragione ai democratici: il riconteggio, i ricorsi e la battaglia giuridica hanno assegnato il seggio senatoriale al partito di Obama (qui potete ascoltare il superconservative Rush Limbaugh definire il recount uguale a quello dell'Iran nel suo show radiofonico). Al Franken è il nuovo senatore dello Stato del nord dove i repubblicani avevano tenuto la convention. Mentre ai dem è riuscito di strappare il seggio del Colorado, qui è andata diversamente. Il rivale di Franken, un ex comico piuttosto liberal, era Norman Coleman, fino a ieri una figura pesante del Grand Old Party. Il dato cruciale è che il partito di Obama raggiunge quota 60 senatori ed ha una maggioranza a prova di filibustering (ostruzionismo). Su Al Franken: potrebbe diventare uno dei nemici preferiti del GOP, scrive Matthew Cooper su Atlantic. Certo, la maggioranza democratica ha dato prova di riottosità e dunque un voto in più è cruciale ma non blinda Obama (è pur vero che di fronte a una possibile vittoria cruciale del Gop su uno dei grandi temi il partito dovrebbe ricompattarsi). Un fatto comunque importante ora che al Senato arrivano le leggi sull'energia e comincia il difficile dibattito sulla riforma sanitaria. A proposito si sanità, ecco un articolo da Slate che ci spiega perché i sondaggi sulla sanità non sono affidabili (in breve: se ti chiedo: “Pensi che tutti dovrebbero avere il diritto?" Tutti risponderanno si, se chiedo "Paghi troppo per l'assicurazione?" sarà lo stesso, non c'è coerenza del pubblico in una materia tanto complessa. Ergo: provare, trovare una maggioranza e aspettare di vedere che succede). E un commento a favore della nascita di un'assicurazione pubblica in competizione con i privati dal liberal The New Republic.
2. Qui sotto parliamo dell'energy bill. La legge non è malaccio, ma come spesso accade nella politica Usa (e nella Finanziaria italiana), nel testo si nascondono spese e aiuti a settori, Stati, categorie che hanno fatto pressione sul loro rappresentante (o che questi ha chiesto per corteggiare i suoi elettori. E' il prezzo per ottenere la maggioranza su un voto cruciale e difficile, ma non è la riforma della politica promessa da Obama. Ecco cosa dice il New York Times in materia. La pratica di inserire nelle leggi spese inutili e/o nascoste si chiama pork barrel spending. Il Washington post ci racconta di come il senatore delle Hawaii abbia consentito che una banca locale sull'orlo della crisi abbia ricevuto 135 milioni di aiuti federali senza rispondere ai criteri. Molti hanno lavorato per ottenere fondi alle banche locali.
3. Chavez accusa gli Stati Uniti di aver orchestrato il golpe in Honduras. E' un'accusa fuori tempo massimo. Un golpe da operetta, per quanto violento, non aiuta la causa di coloro a cui piacerebbe cambiare segno alla politica latinoamericana. La reazione di Obama e quella dei govenri moderati del continente lo dimostra. Ecco un articolo critico verso i democratici, troppo timidi e lenti nel condannare il golpe (da The Nation) - ma per quando ancora sulla prima del sito, dev'essere precedente alle parole del presidente, che sul passato modo di fare degli Usa è stato chiaro con gli iraniani, figuriamoci nell'ex cortile di casa. Qui il NYT difende Obama.