8 luglio 2009

L'Aquila, aggiornamento dal G8

La partenza di Hu Jintao, volato a sedare le rivolte uighure, fornisce un alibi perfetto al G8. Senza i cinesi, decisioni sul clima non se ne possono prendere. E così, visto che il Major economies forum, vertice del G8+5 che discute di clima, sceglierà (si riunisce domani) di non assumere impegni assoluti nel medio termine (tipo: taglio delle emissioni del 20% entro il 2020), sembra che nemmeno gli otto si prenderanno la briga di decidere qualcosa. Nel documento finale ci dovrebbe essere un richiamo alla volontà di non far aumentare nel 2050 la temperatura di più di due gradi rispetto al 1900. Un impegno lontano, non vincolante e privo di passaggi concreti. Qualcuno dice che è già qualcosa perché è la prima volta che si può scrivere qualcosa sul clima a un G8. La novità sta nella presenza di Obama e del diverso modo di vedere le cose in materia ambientale rispetto a Bush.
Per quanto riguarda la lotta alla povertà, ci sarà un impegno di 13 (o 23?) miliardi di dollari. Il problema è che gli impegni presi al G8 scozzese di Gleaneagles sono spesso rimasti lettera morta - particolarmente vero per l'Italia, meno per la Gran Bretagna, che su questo spinge molto anche qui. Quindi, dire che si spenderà per la sicurezza alimentare non vuol dire che i soldi verranno stanziati. Si aggiunga che i soldi non sono abbastanza, la Fao ritiene dovrebbero essere molti di più. Vale a L'Aquila un altro elemento che è una costante di questi vertici. Ciascun Paese, quando spiegherà di aver adempiuto agli impegni per la fame nel mondo userà trucchi contabili con i quali dimostrerà - facciamo un esempio - che un finanziamento alle proprie università su qualche coltivazione da far crescere con poca acqua è un finanziamento contro la fame nel mondo. Vero nel lungo termine, ma falso se parliamo degli interventi di aiuto a chi muore oggi di fame.
Per il resto regna davvero il caos. Alla richiesta su quando e come ci si potrà prenotare per le conferenze stampa la risposta degli addetti è "non lo so, non ci dicono niente". L'addetto stampa giapponese gira lui per i tavoli a distribuire l'agenda del ministro (di solito c'è un tavolo dove c'è l'agenda aggiornata e qualcuno che ti spiega come e dove). E per finire, anche persone che si sono prenotate per le conferenze stampa, non sanno come e dove e non sanno se potranno parteciparvi. In questo momento, in sala stampa, l'amplificazione diffonde uno che parla in russo mentre sugli schermi scorrono immagini di Berlusconi e Merkel che passeggiano. Nessuno sa chi sia e non c'è nessuna traduzione. Ah, per adesso la terra non ha tremato.

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