7 ottobre 2008

E' rimasta solo la razza

Obama va forte nei sondaggi degli stati che contano per vincere queste elezioni. Davanti a lui, però, un mese di insulti ai quali dovrà rispondere da una posizione di vantaggio. A poterlo sconfiggere è rimasto solo il problema della razza, il fattore "Bradley" (dal nome del candidato al governatorato della California che nel 1982 perse le elezioni, nonostante fosse stato in testa nei sondaggi per tutta la campagna elettorale). Se perderà sapremo dove guardare, a questo fattore x che i sondaggi non sanno misurare (si prova a dire il 6%, ma è difficilmente verificabile). Na parla molto, in questo periodo, Politico. McCain questa sera è osservato speciale: farà riferimento al tema della razza in modo più o meno velato, come fece Hillary Clinton?

ps. A proposito: ma lei dov'è finita?

4 commenti:

Alessandro Tapparini ha detto...

"Se perderà sapremo dove guardare"

Uff.
Spero proprio, in quel caso, di poter leggere qualche argomento un po' meno semplicistico e un po' meno apologetico - nel senso più misero del termine.

Certamente una parte di voti potenzialmente democratici sono stati sottratti ad Obama dal pregiudizio razziale. Ma sarebbe intellettualmente disonseto parlare di questo facendo finta di non sapere che i voti che Obama ha conquistato proprio per il fatto di essere il primo candidato afroamericano alla Casa Bianca, sono molti, molti di più.
Questa caratteristica della sua persona (l'essere di colore, anzi meglio ancora: l'essere meticcio)ha contribuito in modo determinate ad accreditarlo come personaggio nuovo, diverso, idoneo ad incarnare la voglia di cambiamento.
Gli stessi banalissimi slogan ("It's time for a change" lo usò Eisenhower negli anni Sessanta...) pronunciati da un bianco, magari pure biondo, sarebbero passati inosservati.

Lo notava a maggio il direttore dell’Economist: “molti bianchi della working class, in particolare uomini, sarebbero più contenti di votare un bianco invece di un afroamericano; ma se Obama fosse bianco non avrebbe generato quel tipo di passione ed entusiasmo senza il quale probabilmente non sarebbe arrivato dov’è”.

Se dovessimo assistere ad una ulteriore, miracolosa rimonta di McCain, e ad una inattesa sconfitta di San Obama (martire, a quel punto), sarà il caso di andarsi a rileggere gli "atti" della campagna elettorale, alla ricerca di qualche argomento più evoluto de "gli USA sono razzisti".

Solo un esempio fra molti: aa vigilia delle primarie del Texas, l’intellettuale di sinistra Stanley Fish (una specie di Umberto Eco d’oltreoceano, meno famoso anche perché non scrive romanzi) se n’era uscito sul New York Times con un corsivo intitolato “Perché McCain voterebbe per Obama”. Secondo Fish non era affatto vero che McCain avrebbe preferito avere come antagonista Hillary Clinton, perché Obama era quello destinato ad uscire più acciaccato dal conflitto interno: “tutti gli argomenti che Hillary Clinton ha usato per criticare Obama – non ha abbastanza esperienza, è tutto apparenza e niente sostanza, tende a rispondere con battute impulsive a domande molto serie – si prestano ad essere tesaurizzati da McCain, il quale a sua volta potrà benissimo riutilizzarli in qualunque momento nelle elezioni presidenziali; mentre, purtroppo per Obama, non c’è un equivalente a parti invertite. Le critiche rivolte a McCain da coloro che ne sono stati i detrattori nel corso delle primarie – ha votato due volte contro i tagli alle tasse di Bush, ha collaborato con il democratico Ted Kennedy sulla riforma dell’immigrazione e con il democratico Russ Feingold sulla riforma della legge sui finanziamenti alle campagne elettorali, ha sostenuto che il “waterboarding” era una forma di tortura e andava vietato, ha pubblicamente disprezzato i leader cristiani fondamentalisti, si è schierato a favore della ricerca sulle cellule staminali, ha votato contro un emendamento costituzionale che avrebbe messo fuori legge il matrimonio omosessuale, ha espresso perplessità sul giudice costituzionale conservatore Samuel Alito – sono tutte critiche delle quali Obama non può appropriarsi, perché si rivolgono contro posizioni che sono anche le sue”.

America2008 ha detto...

Hai ragione: McCain ha votato contro i tagli alle tasse e ha scritto una legge decente (non buona) sull'immigrazione. Poi ha cambiato opinione. Hai ragione Obama prende dei voti perché nero e perché giovane. Come McCain prende voti perché è stato 5 anni in cella. A mio avviso nessuno dei tre argomenti rende presidenziabili (forse essere giovani, nel senso di essere di una generazione diversa è interessante; essere neri è clamoroso, ma è un altro discorso). Se Obama on vincesse è anche perché l'America, certi suoi ambiti, certi Stati, ecc. sono razzisti. Chiedi a McCain perché ha perso le primarie nel 2000 in south carolina...

America2008 ha detto...

Aggiungo una cosa: non credo che McCain farà riferimento alla razza. Bisogna dargliene atto, è meglio dei suoi colleghi di partito

Alessandro Tapparini ha detto...

OK, ma su una cosa dobbiamo chiarirci per evitare moralismi ipocirsie e disinformazione: essere "nero" nuoce ad Obama o lo aiuta?
La risposta deve essere "lo aiuta" non solo se la sua identità razziale non gli fa perdere voti, ma anche se i voti che gli fa guadagnare superano sensibilmente quelli che, al contempo, gli fa perdere.
Giusto?
In questo caso, dovremo "bandire" litanie luogocomuniste del tipo "se perde sarà solo perchè è nero".
Era questo il senso del mio commento di 2 giorni fa.
Oggi un'indagine Gallup sembra proprio darmi ragione:
http://www.gallup.com/poll/111049/Obamas-Race-May-Much-Plus-Minus.aspx