Oggi Repubblica ci prende (mica capita tutti i giorni). Intervista molto interessante al Capo di stato maggiore delle forze armate italiane Vincenzo Camporini. Mentre la Rice due giorni fa alzava la voce con la Russia, gli italiani continuano a dire tutti la stessa cosa: Mosca deve essere assolutamente un nostro partner, e le missioni all'estero della Nato vanno gestite in modo diverso (si evince bene dalle parole di Camporini, c'è addirittura un abbozzo di sociologia del talebano). Interesse nazionale e realpolitik sbandierata ai quattro venti: ma questi americani non contano proprio più nulla? La Rice dice una cosa e il nostro Capo di stato maggiore se ne infischia? che divertimento. Dice Camporini:
nessuno studioso, nessun osservatore delle vicende contemporanee può disconoscere il fatto che la Russia dovrà diventare nei prossimi 20/30 anni il partner essenziale per il mondo occidentale se si vuole che il mondo occidentale abbia ancora un peso e un ruolo nel sistema globalizzato. Un sistema dove le grandi masse cinesi, le grandi masse indiane, la pressione demografica che arriverà dall'Asia tenderanno a minimizzare e marginalizzare l'Europa (...) La Russia è in una fase della sua evoluzione politica, in cui si sta riappropriando della sua identità e credo che sia essenziale, perché soltanto un paese che ha un'identità sua può dialogare con altre realtà. Un discorso che vale in qualsiasi settore, e quindi anche in quello politico internazionale, o geopolitico. Avere una visione di chi siamo ci permette di dialogare, altrimenti inevitabilmente saremo assorbiti dal passato, paralizzati dalle nostre vecchie identità, che non ci permettono di guardare avanti".
Giustamente Camporini ha la sua agenda, che non può essere quella della Rice. E' già qualcosa: almeno si può discutere della sostanza delle cose e non di ideologia. "L'esportazione della democrazia" American Style è finalmente morta. Aspettiamo che anche a Washington arrivino tempi migliori.
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