3 settembre 2008

Elezioni, le idee dei pandits in diretta (o quasi) dall'università del Minnesota. Brutte notizie per il G.O.P.


La mattina di oggi, qui all'Hubert Humphrey institute era dedicata alla poltica estera, al grande Medio oriente. Un tema complicato e articolato, domani c'è Kissinger e oggi ha parlato Lieberman, alla fine faremo un riassunto Qui sotto il post con i link ai riassunti della giornata e alla diretta o differita. Intanto però vale la pena ricordare alcune cose dette dagli esperti di sondaggi e analsiti di politica. In due giorni, qui hanno parlato Larry J. Sabato il mago delle previsioni, Charlie Cook analista in voga, Andrew Kohut direttore del Pew research centre , Thomas Mann (che nome coi fiocchi) della Brooking institution e Vin Weber, ex deputato e presidente di una fondazione pro-democrazia nel mondo. L'impressione generale di questi para scienziati della politica, che di questi tempi sono sempre in Tv e sui giornali, è quella di un clima disastroso per i repubblicani. Sabato racconta di un sms appena arrivato da un ex ufficio stampa di un senatore conservatore. C'è scritto: "ma dal vivo è così disastroso come sembra in televisione".
Mann ricorda come alla convention di Denver il clima fosse elettrico, gli oratori scelti azzeccati e la gestione della comunicazione del messaggio perfetta (e questo è la grande capacità di Obama). "Qui invece hanno dato Palin in pasto alla stampa e la scelta ha attirato l'attenzione per due giorni, mentre il focus deve essere il candidato". Quanto alle scelte bipartisan che i due promettono, a Mann non è sembrato di vedere grande convergenza nelle due platee. Se McCain dovesse parlare di alcuni temi sui quali ha lavorato con i democratici, nei termini in cui ci ha lavorato, la platea non sarebbe affatto contenta". Un ottimo esempio è l'immigrazione: il senatore aveva scritto una legge moderata con l'odiato Kennedy.
Sabato: "La struttura complessiva di queste elezioni pende verso i democratici. Non è solo Bush. Ciclo politico, economico, la guerra, otto anni di presidenza repubblicana...quando ha vinto Bush senior c'era stato Reagan, l'economia tirava ed eravamo in pace. McCain può solo giocare a fare l'underdog, tirare i dadi a ogni turno e sperare vada bene. Palin è un lancio di dadi, una scommessa. L'unica debolezza possibile di Obama resta la razza. Nel 1989 abbiamo eletto il primo governatore nero in Virginia. Nei sondaggi e persino negli exit polls aveva 10-15 punti di vantaggio, ha vinto di due-tre punti".
Cook è d'accordo: "Per ragioni generazionali questa elezione cambia il ciclo politico. Credo che siamo alla fine dell'epoca Nixon, ci ha pensato Bush a spostare le nuove generazioni. La partecipazione dei latinos, che crescerà e sembra propendere per i democratici è un altro fattore. L'unico problema grosso di Obama sono i bianchi over 50"
Andrew Kohut crede che la scelta di Palin non servirà a convincere le donne, che votano in maggioranza democratico comunque, poi spiega che l'elettorato delle primarie democratiche è raddoppiato. "Una causa è la partecipazione dei giovani alle elezioni, una novità cominciata nel 2004. Guardare a quanto crescerà questo segmento, quanto i latinos e quanti afroamericani voteranno è una chiave per sapere chi vincerà".
Vin Weber (conservatore): "A McCain sarebbe stato utile fare il Sarkozy, che per farsi eleggere ha sconfitto anche De Villepin, l'uomo del suo schieramento legato al presidente impopolare. Peccato che nessun candidato repubblicano delle primarie fosse l'uomo di Bush". Una piccola notazione: Sarkozy aveva preparato la sua strada per almeno un paio d'anni. Weber parla anche di Change: "La gente lo vuole, ma poi non vuole che le cose cambino, vorrebbe solo che andassero meglio. Ecco, McCain deve cercare di spiegare che lui è agente di cambiamento, ma a destra e spaventare l'elettorato con i possibli cambiamenti di Obama". Mann non concorda, gli americani sono pragmatici, se vedono che una misura funziona, migliora le cose, la adottano.
In italiano, questa possibilità si chiama perdita di egemonia del pensiero conservatore e reaganiano - con i democratici che hanno detto addio al loro messaggio liberal dei '70 e dopo otto anni, o forse sedici, hanno trovato, forse, una nuova chiave.
Dall'università è tutto. Domattina - per chi legge le notizie sulla convention.


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