26 settembre 2008

Come ti incastro il giovanotto

Quella foto non va bene. Ancora teatro: siccome ci sono guai grossi, i grandi invitano il giovanotto a partecipare alla loro discussione, lì nell'angolino. Il vecchio zio dall'altra parte in fondo è già a casa sua, gli occhi sono comunque sul ragazzo. E' un momento di una difficoltà enorme: bisogna sbrigarsi a trovare una soluzione - almeno provvisoria - prima che il Congresso si fermi per le elezioni; bisogna (per un presidente repubblicano) far dimenticare che il candidato del suo partito ha assunto come consiglieri alcuni responsabili di questa crisi (non è retorica, è proprio così).

E quindi tutti allo stesso tavolo, il ragazzino e il nonno che addirittura è corso a casa perché c'era bisogno di lui (qui il racconto del Washington Post che spiega l'irrilevanza di John McCain nella discussione di ieri al Senato attraverso la quale si è cercato l'accordo sul bailout: o forse McCain non vuole l'accordo, chissà). Obama, lì in mezzo, ha solo da perdere. Prima la campagna elettorale, prima vincere.

Ci sarà tempo (se si vuole, se ha senso) per essere magnanimi con questa piccola gente che sta facendo i bagagli lì alla Casa bianca. Non bastavano i leader democratici del Congresso per andare nella villetta di Bush? Obama è troppo attento ai simboli per non capire che in certi momenti apparire vicino a Bush è peggio che stare accanto al reverendo Wright.

E leggete qui un articolo apparso su Politico sul processo di normalizzazione dei candidati: da "diversi" a "John Kerry II e George W. Bush III".

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