La notizia è quella che ciascuno saprà: i due giganti rimasti in piedi tra le cinque grandi investment banks (Morgan Stanley e Goldman Sachs) cambiano natura, apriranno sportelli normali, con i conti normali, per partecipare anche loro alla distribuzione dei pani che Paulson metterà in piedi e per raccogliere risparmio da impiegare nelle operazioni finanziarie. Il grande, enorme, problema di questa crisi è infatti che le banche non si fidano più le une delle altre e che il pubblico (investitori, risparmiatori) non si fida più di loro. Nessuno infatti sa più quali siano i veri bilanci, quanti investimenti sbagliati siano stati fatti, quanti mutui scoperti ci sono.
Questi colossi, normalmente, si prestano soldi tra loro, scambiano capitali, eccetera, in un flusso continuo che consente di correre al ritmo folle della finanza. Oggi non è così e il tasso di interesse per i prestiti tra banche, di solito uno 0,2 più alto del tasso della Banca centrale, è oggi più 2 virgola qualcosa. Ovvero, prendere soldi a prestito da una banca, costa anche ad un'altra banca. Ovvero, per manovrare di continuo masse di denaro si spende molto di più che non ieri.
Il panorama della finanza mondiale è mutato completamente nel giro di una settimana e questo avrà conseguenze enormi sul futuro dell'economia. 1. Prima o poi avremo delle regole; 2. La finanza occuperà ancora un posto enorme, ma non come negli ultimi anni; 3. Ci sarà di nuovo spazio per forme di intervento pubblico in economia. Questo se la crisi non si porterà via tutto prima (quella del '29 non ebbe delle conseguenze esaltanti in Europa).
Comunque sia, per far parlare gente più autorevole e tornare alle notizie: ecco Krugman sul piano Paulson e un'analisi del Financial Times del 19 settembre. E' interessante anche la bibbia del capitalismo prende atto che il mondo bancario è cambiato. C'è da chiedersi, lo fa Krugman, dove fossero gli analisti quando la barca galleggiava ancora ma si capiva benissimo che stava imbarcando acqua. Anche l'Economist ha domande da fare a Paulson, mentre The Nation è molto critica: questo piano lo chiede la finanza, gli stessi che ci spiegavano fino a ieri di essere più intelligenti degli altri. Obama, da ieri picchia duro sulla necessità che il piano preveda misure anche per Main street, la strada dove vive e produce la gente normale. Se i democratici riusciranno nell'impresa di votare una legge di spesa dove ci siano anche misure per le persone normali, metteranno a segno un colpo pesante.
22 settembre 2008
Attenzione, oggi potrebbe essere cambiato (un po') il mondo
Pubblicato da America2008 alle 11:27
Etichette: crisi economica, economia, Obama
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Io avevo sentito che la Morgan Stanley stava per essere acquisita (non so in che percentuale) da un fondo sovrano cinese; vi risulta?
Ne sono circolate di voci e magari sono vere. Quel che so di certo (ho una fonte buona) è che nessuno sa cosa possiedono gli altri, cosa hanno comprato e quanto sono messi male. Dubito che anche i cinesi, dopo i crolli delle altre banche, spendano per una scatola dentro la quale non sanno cosa troveranno (ad esempio quante migliaia di mutui scoperti)
UPDATE: Mitsubishi Ufj Financial, la prima banca giapponese, pare stia per rilevare circa il 20% della Morgan Stanley. Beneficenza o investimento?
Posta un commento