6 novembre 2008

Fermandosi a riflettere un po'

Ieri sera una bella serata al Flexi, con gente "di tutte le età" come direbbe il TG2 e anche con tanti americani che vivono in Italia. Ecco alcune delle nostre riflessioni di ieri, sintetizzate in punti. Ci piacerebbe sapere che ne pensate.
1. Barack Obama è un fenomeno tipicamente americano. Perchè potrebbe esistere solo là e perchè tanto di quello che dice e che fa ha le sue radici nella storia delle idee americane. Chi vuole "importarlo" forse dovrebbe rifletterci.
2. Ha guardato alla società americana, ha capito che bisognava tradurre la sfiducia nella politica (o l'antipolitica) in politica. L'ha potuto fare grazie alla sua biografia che era credibile in questa operazione.
3. Guardando alla società ha capito su chi doveva puntare: i giovani che vedono il loro futuro a rischio, le donne, i neri, gli ispanici. Ha rafforzato il "centro" di questo blocco sociale, l'ha trasformato in un movimento e poi ha preso i voti anche dei bianchi e dei "moderati". E' il candidato democratico che prende più voti tra i bianchi dal 1976. Ha preso il 70% dei nuovi elettori (dai 7 ai 9 milioni) e i due terzi del voto degli under-30.
4. Ha creato un messaggio forte e credibile e ha lasciato che si espandesse "in orizzontale" sia attraverso la Rete che sul territorio. Nessun candidato democratico nella storia recente ha potuto contare su una presenza così capillare e in molti casi autorganizzata (la gente decideva da sola di fare campagna per lui e si organizzava senza contattare la sua campagna a volte)
5. Poteva contare su un partito che ha lavorato negli ultimi anni in tutti e 50 gli stati americani, anche quelli dove apparentemente non c'era speranza. E così ha vinto per esempio in Virginia, dove i democratici non avevano mai vinto dopo la desegregazione.
6. Anche per motivi anagrafici, ha potuto rappresentare un'America nuova. Non più ancorata alle divisioni create dalla destra negli anni Sessanta tra bianchi e neri, intellettuali e "gente comune", liberal e conservatori. Non era un candidato bipartisan, ma post-partisan.
7. Ha colmato il divario con la "gente comune" (uso un'espressione da TG2) che ha visto nella sua storia e nel suo modo di fare "da outsider" la propria storia. "E' uno di noi, magari più bravo, ma uno di noi" mi ha detto una mia studentessa americana. Quando è scoppiata la crisi economica, le persone si sono riconosciute nella "narrazione" magari un po' populista che lui ne faceva. "La libertà della destra vuol dire che di fronte ai problemi sei da solo" ha detto una volta in un comizio. E tanti americani si sono sentiti soli davanti al rischio. Il suo "movimento" è stata una risposta umana più che politica a questo problema.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La mia impressione è che da queste elezioni vengano suggerimenti su cosa si può fare per ridare "lustro" a idee moderatamente progressiste, fare comunità, organizzare la politica ecc. ecc. non so quanto valgano per l'Italia. La mia unica paura è che poi si darà agli Usa - per quello che vorrà fare nel mondo - troppa carta bianca perché hanno il presidente nero.. (scusate, sono giorni che penso a questa battuta)