5 novembre 2008

Yes we did, il risveglio


Chi ha vinto cosa? Dove sono? E come mi chiamo? Visto che qualcuno mi ha confuso con il Panda roscio qui sotto, sono costretto all'esibizionismo.
Due notiziole: Al Franken, il comico candidato senatore democratico in Minnesota, non concede la vittoria, è indietro di pochi voti e si potrebbe arrivare a uno scontro procedurale.
Probabilmente Obama oggi non si farà vedere: se io sono stanco così, non posso immaginare lui.
Il discorso lo avranno tradotto tutti e meglio di così, ma ecco un bel passaggio, tradotto e/o sintetizzato: il Change, il cambiamento si costruisce con la partecipazione di tutti. Per cambiare un serviranno tutti. Per creare energia rinnovabile posti di lavoro, scuole migliori, serviranno tutti.
Il passaggio bello, forte, comovente è quello dedicato a Ann Nixon Cooper, 106enne di Atlanta che ieri ha votato per lui. Qui Obama ritrova la verve migliore e scandisce le frasi quasi come in un sermone. "Quando è nata non avrebbe potuto votare per due motivi: era donna e nera. Ha visto la disperazione della ciotola vuota e ha visto una nazione conquistarsi il New Deal, nuovo lavoro e un nuovo terreno comune. Yes we can. Ha visto bombe cadere a Pearl Harbor e tirannie minacciare il mondo ed è stata testimone del trionfo della democrazia. Yes we can. Era sugli autobus a Montgomery e sul ponte di Selma e ha ascoltato un pastore di Atlanta dire alla gente We shall overcome. Yes we can. Un uomo è sceso sulla luna, il mondo si è connesso grazie alla scienza e all'immaginazione e quest'anno ha votato toccando uno schermo perché dopo 106 anni sa che l'America può cambiare. Yes we can". Poi, Obama si è chiesto e ha ricordato agli americani che "resta ancora molto da fare. Chiediamoci, stasera, se i nostri figli dovessero vivere nel prossimo secolo, se le mie figlie fossero fortunate da vivere a lungo come Ann Nixon Cooper, che tipo di cambiamenti vedrebbero? Questo è il momento per rispondere a quella domanda, questo è il nostro tempo".

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