Questa scelta è il tipico esempio di estremo e spregiu- dicato pragmatismo obamiano: uno che va bene al partito, perché Emanuel è un leader del Congresso (anche se era considerato l’anti Howard Dean, il capo del Dnc); uno che va bene a buona parte dell’establishment di Washington, perché è un clintoniano già testato e un centrista di chiara fama (aiutò Clinton a sviluppare la proposta americana sul Nafta); è uno di casa, perché è di Chicago. Ci piace? Mica tanto, quasi per niente, ma è uno che porta a termine i compiti: qui un buon profilo da Politico (il senso è: Obama non scherza, ha preso un pitbull che conosce bene Washington). La sua presenza è segno di un accordo pre-elettorale con i clintoniani? no, probabilmente ha più a che fare con l'Illinois e la comune amicizia con Axelrod.
Emanuel ha dichiarato di appoggiare Obama subito dopo la fine della corsa con Hillary, il 4 giugno: ha avuto un ruolo importantissimo nell'introdurre Obama alla corte dell'Aipac, la potente lobby filo-israeliana di Washington. Sul quotidiano israeliano Haaretz si spiega che il padre di Emanuel era membro del gruppo terrorista israeliano di destra Irgun, mentre lui ha servito nell'esercito israeliano prima della Guerra nel golfo del 1991 e poi brevemente nel 1997.
Il gioco sembra questo: un capo clintoniano con intorno gli obamiani, come nel caso del transition team, la squadra che deve guidare la transizione tra le due amministrazioni. Il capo è il fondatore del think tank Center for American Progress, John Podesta, ex Chief of Staff di Clinton. Nel suo lavoro sarà accompagnato da due obamiani di ferro di scuola Chicago, Valerie Jarrett e Pete Rouse.
Obama cercherà di miscelare il suo staff tra chi ha tenuto nelle sue mani il partito democratico per 16 anni e i suoi, quelli del “Change”. Non sarà facile e creerà tensioni, anche se all’inizio al santo di Chicago verrà abbonato tutto. Aspettiamo di vedere cosa accadrà con la scelta del National Security Advisor e del Segretario al tesoro.
7 novembre 2008
Rahm Emanuel, chief of staff: uno di Chicago, uno di Clinton e non solo..
Pubblicato da America2008 alle 09:26
Etichette: Presidenza
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento