Prussiani o negoziatori? Unilateralismo o multilateralismo? Il 14 febbraio avevamo segnalato un'intervista di Affari Internazionali a uno dei consiglieri di Obama per la politica estera, Philip Gordon. Oggi riportiamo l'intervista a Stephen Zunes, dell'Università di San Francisco, apparsa su Liberazione, che traccia un quadro delle differenze tra i consiglieri della politica estera di Obama e Clinton.
"Soft Power", il potere della persuasione del modello americano, è la fortunata formula inventata da Joseph Nye all'inizio dei '90 per descrivere la natura dell'egemonia americana: la forza del modello culturale piantato sulle fondamenta della forza dei cannoni. Questi ultimi hanno prevalso dopo il 2001, e ancora una volta Obama si vuole offrire quale uomo del dialogo e della rottura: anche rispetto alle proposte di politica estera della Clinton e al profilo dei suoi, dalla Albright a Holbrooke passando per Berger.
Altri materiali: un lungo reportage di James Traub dal magazine del New York Times del novembre 2007 su Obama e la politica estera; una sorta di album delle figurine degli uomini di Obama del New York Sun; un'intervista di "Europa" a Lawrence Wilkinson (l'ex capo dello staff di Colin Powell al Dipartimento di stato) sulle reazioni pavloviane alla questione di Cuba tipiche dell'establishment americano; e, per concludere, la recensione apparsa su Affari Internazionali del volume di Mario Del Pero "Libertà e impero": un "manuale" di storia delle dottrine americane di politica estera che spiega l'intreccio tra ideologia, ideali e interessi che ne ha caratterizzato lo sviluppo.
27 febbraio 2008
Prussiani o negoziatori? Il ritorno del Soft Power
Pubblicato da America2008 alle 16:21
Etichette: Obama, politica estera
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