California, New York, New Jersey e un altro drappello. Hillary Clinton ha pescato quasi tutti i jolly del Supermartedì e può guardare con più calma al domani. Tra gli Stati grandi Obama stravince dove doveva (Illinois, Georgia) ma non riesce in nessun colpaccio. Il senatore di "change e hope" raccoglie consensi in un numero tale di Stati a nord, ovest e sud da poter dire di essere ancora in corsa. Torna ad essere l'inseguitore ed ha ancora soldi e qualche numero dalla sua. Clinoton ha preceduto Obama di un'ora, salendo sul palco e parlando da presidente. Qualche asprezza in entrambi i discorsi, Hillary più maligna ("Quando se ne vanno le telecamere il presidente resta solo e deve sapere cosa fare") e Obama aggressivo con l'obbiettivo di mobilitare la massa di volontari da cui dipende. Il sito più agile da consultare è probabilmente quello del Politico
6 febbraio 2008
Hillary nei grandi Stati, Obama bene ovunque
Pubblicato da America2008 alle 06:35
Etichette: analisi del voto, Clinton, Obama
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4 commenti:
Se si guarda al numero di delegati, occorre tener conto anche dei "superdelegati", cioè i notabili del partito, che rappresentano ben il 20% della convention di Denver. E' perfettamente possibile che nessuno dei due candidati arrivi alla convention (di solito un evento puramente televisivo) con una maggioranza e che a Denver ci sia una furiosa battaglia per la nomination, con colpi bassi di ogni genere, qualcosa che non si verificava dal 1952 (e furono i repubblicani a dividersi fra sostenitori di Taft, Kefauver e Eisenhower).
La domanda è: a meno di improbabili indiscutibili vittorie di Obama nei prossimi appuntamenti delle primarie, la Cinton vincendo negli stati più popolosi non ha già segnato una mezza vittoria politica? Avrebbe senso per i democratici dissanguarsi un contro l'altro fino alle primarie?
volevo dire, la convention..
Non c'è solo la politica italiana dove poche cose hanno senso... L'elettorato democratico apprezza entrambi i candidati ma, purtroppo, i due candidati non si apprezzano l'un l'altro. Non ho spazio qui di sviluppare un'analisi che ho approfondito altrove sulla "femminilizzazione" dell'elettorato democratico ("Il Nazionalismo Americano" UTET 20808) ma certamente Hillary ha un problema di rapporto con i maschi bianchi che la detestano (in California, dove ha vinto largamente, in questo settore dell'elettorato ha raccolto solo il 34% contro il 52% di Obama). Nello stesso tempo, Obama ha un problema molto difficile da risolvere con gli ispanici (in California sono quasi un terzo dell'elettorato e hanno votato al 65% per Hillary). Per farla breve: Hillary e Obama rappresentano due segmenti diversi dell'elettorato democratico, uno più "professionale-progressista-alto reddito" (che vota Obama) e uno più "femminile-moderato-conservatore" che vota Hillary. Per la prima volta, queste due coalizioni si cristallizzano attorno a candidati alternativi, all'incirca della stessa forza, e questo comporta seri rischi di rottura nel partito e nell'elettorato.
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