Ted Kennedy appoggia Obama. Il Massacchusets è il suo feudo, nel quale la Clinton dominava nei sondaggi. Logica vorrebbe una netta risalita di Obama dopo l'endorsement dei Kennedy. Il blog Talking Point Memo è andato a verificare, per scoprire che secondo la Rasmussen il distacco è ormai di soli sei punti percentuale, per SurveyUSA di 24 (!). Tra un poll e l'altro una differenza difficile da spiegare. I sondaggi per le primarie sono i più complicati da condurre, ma nel mondo dei polls le cose funzionano in un modo strano. Forse si tratta di un'industria con un eccesso di pubblicità ingannevole, oppure queste elezioni sono qualcosa di inedito. Non si capisce più chi va a votare e chi no, mentre la volatilità elettorale fa venire il mal di testa ai sondaggisti.
1 febbraio 2008
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1 commento:
Non è che i sondaggi siano impazziti: semplicemente, non vengono presentati dai giornali in un modo che corrisponda alle loro caratteristiche scientifiche. Se oggi il Pew Research Center ci dice che Clinton ha il 46% dei consensi degli elettori democratici e Obama il 38%, questo in realtà significa: "Se si votasse oggi, Nel 95% dei casi, Hillary otterrebbe una percentuale fra il 42% e il 50% mentre Obama una percentuale fra il 42% e il 34%"
Presentando i dati in questo modo, diventa immediatamente chiaro che: 1) La situazione è fluida, molti elettori decidono solo al momento di punzonare la scheda ed effettivamente possono cambiare idea . 2) "Nel 95% dei casi" significa che rimane un 5% di situazioni in cui la forchetta tra i candidati può essere del tutto diversa da quella prevista. 3) Comunque, il margine statistico di errore per un sondaggio, solitamente 4 punti, un po' meno se si tratta di un sondaggio serio, vuol dire che qualsiasi risultato fra il 50% di Hillary e il 34% di Obama (16 punti di distacco!) e il 38% a entrambi (pareggio!) è compatibile con la rilevazione così come è stata fatta. I giornali si eccitano per il duello rusticano, chi è in vantaggio e chi perde terreno, ma le leggi della statistica sono quelle che sono: al cosiddetto Supermartedì, i due candidati democratici arrivano in una situazione di estrema incertezza e qualunque risultato è compatibile con le rilevazioni fatte in questi giorni. Tanto valeva guardare le foglioline del tè in fondo alla tazza? Sì, tanto valeva.
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