Quando si viaggia negli States, quando si ascoltano i discorsi dei politici Usa sull'Iraq c'è una cosa che colpisce: l'Iraq e gli iracheni non esistono o quasi. La guerra, il ritiro completo o la permanenza di truppe sono un problema di quanti militari morti e/o di quanto è pericoloso andarsene per gli interessi e la sicurezza interna Usa. Senza cambiare attitudine sarà difficile che la percezione degli Stati Uniti nel mondo migliori. Pasqua è stata l'occasione per una nuova carneficina a Baghdad e dintorni: 54 morti tra militari Usa (4, toccata la nuova soglia psicologica di 4mila), civili iracheni e miliziani sunniti. Sarà stato per la visita di Cheney o per i contrasti tra Moqtada al Sadr e Ali al Sistani o per tutte le cose insieme. E' una partita complicata e ne sappiamo sempre meno: la presenza di giornalisti sul terreno è un fatto sporadico. Questo blog non si occupa di Iraq se non per i riflessi che ha sulla società e la politica americani. E allora ecco due brevi rilevazioni e analisi del Pew reserch centre sulla consapevolezza del pubblico americano in materia di cadaveri e un riepilogo 2003-2008 del giudizio del pubblico sull'avventura irachena voluta dal presidente Bush e dal suo gruppo dirigente. Un dato interessante? Il 28% sa quanti sono i morti in Iraq, il 31% sa che il Dow Jones è a quota 12mila.
24 marzo 2008
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