20 marzo 2008

I democratici, lo scontro sul volere degli elettori, votare o no in Florida e la caccia al superdelegato

La disputa su come nominare il candidato presidente sta diventando una telenovela complicata. Sembra che le ipotesi di rivotare in Michigan e Florida siano ormai al lumicino. Spuntano dei superdonatori pronti a finanziare almeno la ripetizione delle primarie in Florida, ma sono tutti finanziatori della campagna di Clinton (“un segnale che Obama non vuole votare" spiegano gli uomini di Hillary). Obama insiste sulla necessità di far pesare il numero di elettori e delegati ottenuti da ciascun candidato alla convention, mentre Hillary chiede che i due Stati esclusi vengano conteggiati (nel caso del Michigan è davvero improbabile gli altri concorrenti non erano sulla scheda). In un caso il senatore dell'Illinois avrebbe già la nomination in tasca - questo articolo del New York Times spiega perché - Ogni argomento è valido, ma le due campagne agitano, come se fosse neutrale, solo quello che consentirebbe loro di andare a Denver da vincitore. In mezzo c'è il partito democratico, diviso e preoccupato e più o meno impossibilitato a prendere una decisione chiara. E poi i superdelegati, anche loro tirati per la giacca: devono rispettare il voto come dice Obama - che però preferisce non si voti in Michigan - oppure schierarsi a prescindere come vorrebbe Clinton? Nelle ultime settimane Obama ha quasi chiuso il gap nel conto dei delegati di diritto (246 a 209), ma le vicende Wright e Rezko rischiano di fargli perdere di nuovo terreno. Chi sono, cosa hanno scelto, quali sono le regole per i superdelegati? Ecco una pagina piena di informazioni utili

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