27 marzo 2008

I conservatori, McCain, Obama e la coalizione da costruire


I sondaggi segnalati nel post qui sotto (il triangolo 2) segnalano che John McCain può puntare a raccogliere consensi tra i democratici delusi dalla nomination (gli orfani di Hillary o di Barack). Nel Grand Old Party ci sperano, come scrive Politico. Due articoli di questi giorni segnalano invece una strana scelta, inversa, fatta da alcuni ambienti conservatori impauriti dall'ipotesi di una presidenza McCain. Un segnale che la coalizione conservatrice è meno solida di quanto cerca di raffigurare dopo la nomination de-facto del senatore dell'Arizona. Anatol Lieven della New America Foundation scrive sul Financial Times che bisogna avere paura di un McCain presidente perché da conservatore responsabile ha aderito all'idea di esportare a mazzate la democrazia nel mondo. Andrew J. Bacevich, scrive invece sull'American conservative che scegliere Obama serve a prendere finalmente le distanze dagli anni della presidenza Bush. Non è McCain l'uomo in grado di tornare al vero conservatorismo (più sobrio, isolazionista e all'antica di quello neocon), specie in politica estera. La rivista fondata da Pat Buchanan decide insomma di schierarsi con il più liberal tra i senatori Usa. Segno che Obama può essere un personaggio che unisce nonostante sia progressista (cosa sulla quale si interroga Robin Toner sul New York Times). Segno che, come scrive più o meno lo stesso Toner, l'assunto che per unire bisogna costruire una coalizione centrista comincia ad essere superato dalla storia. Alleluja!

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