1 marzo 2008

Conquistare il voto: emozioni, organizzazione, interessi

Spiegare perché si vota è una cosa complicata. Contano gli interessi dell'in- dividuo, le appar- tenenze sociali e culturali, la necessità di appagare bisogni psicologici. E deve esserci qualcuno che organizza e pensa il lessico di bisogni ed emozioni collettive, trasformandole in forza politica. L'analisi del comportamento elettorale si muove privilegiando talvolta un fattore, talvolta l'altro. La politica spettacolo si aggrappa alle emozioni degli elettori, come nel video del post precedente (la Nbc in questo servizio ripercorre la storia degli spot elettorali americani che hanno giocato sulle paure securitarie, da Lyndon Johnson a Walter Mondale).

Su Marco Polo, a partire da questo testo di John Judis apparso su New Republic, un esempio di come Obama sia un appagatore di bisogni collettivi che ricorre a tecniche antiche: il suo richiamo al nuovo - e alla rifondazione dell'America e dei suoi valori - fa parte della tradizione politica americana, che premia chi promette la rinascita, divenire dei "born again Americans". L'America appare come un paese senza memoria, che ripete la sua storia alla ricerca di un nuovo senso di missione (qui la seconda puntata di Marco Polo sulla politica messianica). E il columnist del Washington Post Dionne afferma che l'ultimo candidato del messaggio messianico "Yes, We Can" era stato Ronald Reagan. L'ultimo con la stessa forza elettorale "trascendente".

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