Da due giorni i media economici discutono delle proposte di regolamentazione dei mercati finanziari avanzate da Henry Paulson, segretario al Tesoro Usa. In estrema sintesi - e senza nessuna competenza degna di questo nome - un'amministrazione che ha lasciato passare Enron, la bolla immobiliare e i subprime, propone di dare alla Fed più poteri ispettivi, di mettere tutte le forme di banca sotto il controllo di Bernanke e di abolire una serie di agenzie che si pesano i piedi a vicenda. La comunità finanziaria è proccupata, probabilmente più per il segnale di intervento nel suo regno che non per gli effetti reali di un pacchetto che non vedrà mai la luce. La preoccupazione di Wall street è che il prossimo presidente possa usare Paulson come scusa per regolare davvero la finanza (“Lo voleva fare Bush, noi proseguiamo"). Businessweek ha parlato di Bernanke come di un rivoluzionario riluttante, dedicandogli una copertina Lenin-style (qui sopra), ma non si tratta di una stroncatura: è un po' l'idea pragmatica degli americani: “se si deve intervenire che lo si faccia". Ecco la lettura del pacchetto paulson tutto sommato positiva dell'Economist, la stroncatura di Paul Krugman, quella di Slate e il commento di The New Republic.
1 aprile 2008
Il pacchetto Paulson, cambiare tutto perché non cambi nulla?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento