28 aprile 2008

1974/2008: la fine dell'era di Reagan. L'involuzione conservatrice dice qualcosa anche all'Italia

"The Age of Reagan: a History, 1974 - 2008", è il titolo di un volume in uscita negli Stati uniti nel prossimo mese. L'autore è un celebre storico di Princeton, Sean Wilentz. Non si tratta di un intellettuale neutrale: è molto vicino ai Clinton e ha attaccato più volta Barack Obama nel corso di questa campagna elettorale. Anche se non amiamo Hillary, la tesi però ci trova concordi: comunque vada, vinca persino McCain, la coalizione conservatrice è al capolinea. Lo sosteniamo da quando abbiamo aperto questo blog tre mesi fa. Non sappiamo se una nuova coalizione progressista prenderà effettivamente il suo posto, ma all'involuzione del pensiero conservatore è difficile rimediare.

Paradossalmente il primo a rendersene conto è stato, in Italia, Giulio Tremonti con il suo "La paura e la speranza". I figli di un'ideologia minore come quella della Terza via, composta da chi negli anni '90 credeva da sinistra di governare il mercato e la globalizzazione, non riesce nemmeno a vedere i problemi che il pragmatico Tremonti può almeno discutere. Oggi serve una riflessione libera: quella debole del centro-sinistra italiano è ancorata a dogmatismi effimeri, un liberismo buonista fuori tempo massimo che non gli permette di capire nemmeno in che paese vive. Se non riuscirà a capire che il pensiero della rivoluzione conservatrice è in crisi - dopo averlo rincorso e rimasticato per anni - non uscirà mai dal pantano. Qui trovate un lungo articolo apparso su The New Republic che anticipa le tesi di Wilentz sulla fine del reaganismo.

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