Più di una volta abbiamo sottolineato che si potrebbe trattare di elezioni storiche, che trasformano la geografia elettorale e l'orizzonte delle idee che nutre la politica. Un primo passaggio è che si consolidi la tendenza alla partecipazione al voto di categorie fino a ora poco propense a frequentare i seggi: se quello che è accaduto nelle primarie (vedi qui) si consolidasse nelle elezioni di novembre, il quadro politico americano cambierebbe, anche negli stati in bilico come l'Ohio. Da "Politico" di ieri la sintesi del vice-direttore della campagna di Obama, Steve Hildebrand:
"Bringing new voters to the polls is going to be a very big part of how we win (...)" "Barack's appeal to independent voters is also going to be key."
Hildebrand said the campaign is likely to turn its attention and the energy of its massive volunteer army this fall on registering African-American voters, and voters under 35 years old, in key states.
"Can it change the math in Ohio? Very much so," he said. "If you look at the vote spread between Bush and Kerry in 2004 - we could potentially erase that."
Nel 1969 Kevin Phillips scrisse il volume "The Emerging Republican Majority", prevedendo l'inizio di una nuova egemonia elettorale conservatrice. E oggi? Obama scommette sull'esatto contrario, il consolidamento di una nuova coalizione democratica. Per farlo bisogna portare gente nuova a votare. E poi convincerla a restare, mantenere il controllo dell'elettorato democratico tradizionale, senza distruggere il partito nella lotta Obama/Clinton. Così si farebbe la storia.
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