17 aprile 2008

L'errore di Obama/2

Il "bittergate" di Obama è lo tsunami di questa settimana; ieri i giornalisti dell'Abc, tra cui un ex-dell'entourage di Bill Clinton come George Stephanopoulos, hanno colpito duro Obama senza infierire più di tanto su la Clinton. Questa storia mette in difficoltà Obama più di quella del reverendo Wright: fino a ora si è presentato come l'uomo nuovo contro l'establishment, adesso rischia di diventare l'ennesimo liberal che non capisce il popolo. Sarebbe un colpo molto forte, che metterebbe a rischio l'aura di santità e novità di Obama. Il voto della Pennsylvania fornirà lumi.

Il capolavoro di Obama sarebbe stato quello di allontanare dal centro della scena il tema dei "valori", indebolendo la presa culturale di una coalizione conservatrice in crisi per colpa dell'economia e della guerra in Iraq. Gli autori americani che si sono occupati di questi temi (i "value voters", i "Reagan democrats" ecc. ecc.) sono molti: Texeira, Kuhn, Frank, Krugman, Schaller, Bartels (vedi qui sotto) e i democratici si trascinano dietro questa discussione da molto tempo. Negli ultimi due anni il dibattito si è riaperto grazie a "What's the Matter with Kansas?" di Thomas Frank. Il dilemma è il più grande di tutti: come, e con chi, i democratici possono vincere le elezioni? Quali gruppi sociali saranno determinanti e con quali parole d'ordine? Puntando su quali aree del paese? Rileggetevi qui la rassegna di Marco Polo. E ancora l'articolo di Timothy Noah che appare su Slate, anch'esso citato su Marco Polo. Nell'articolo di Noah trovate la guerra a colpi di paper (scaricabili) tra Rich e Bartels.

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