8 aprile 2008

Guerra, tortura e uso delle parole nel post 9/11


Oggi e domani il generale Petraeus e l'ambasciatore Crocker - comandante e diplomatico a capo della missione irachena - parleranno davanti alle commissioni del Congresso. E' un appuntamento semerstrale che serve a informare il Parlamento della situazione sul terreno di guerra. Ci saranno Clinton, Obama e McCain e l'audizione sarà occasione per fare campagna elettorale indiretta. Militare, diplomatico e politici ricorreranno a esercizi retorici per dimostrare che le cose vanno bene - o male. John McCain ha già cominciato spiegando che i piani di ritiro dei democratici sono pericolosi e senza senso. L'espunzione del vocabolario di guerra da commenti e discorsi dell'amministrazione Bush è uno degli esercizi retorici più brutti ai quali la popolazione mondiale ha assistito: il water boarding è tortura? Portare la democrazia vuol dire invadere un Paese e metterlo in ginocchio? Chi si ribella all'invasione è sempre e indistintamente un terrorista? “Euphemism and american violence" è un bel saggio di David Bromwich, professore di Inglese a Yale sulla lingua della guerra nel post 9/11.

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