Due esperti americani, di cui uno del think tank New America Foundation, hanno coordinato un sondaggio realizzato la scorsa settimana tra gli elettori iraniani. Ebbene, i risultati erano straordinariamente simili a quelli usciti poi ufficialmente dalle urne. Sempre nello stesso think tank progressista (ma molto meno ammanicato del Center for American Progress) lavora Flynt Leverett che gli iraniani li conosce bene per averci negoziato insieme l'invasione dell'Afghanistan del 2001. Se state facendo una faccia strana vuol dire che ci avete letto poco: sì gli americani si misero d'accordo con gli iraniani per invadere l'Afghanistan. Si fecero dare per esempio una lista seria di obiettivi da colpire. Poi li scaricarono con il discorso sull'asse del male. Ma ritorniamo a Flynt: su Politico, dice chiaramente che "Ahmadinejad ha vinto. Fatevene una ragione". Lui è un sostenitore del dialogo ad ogni costo e a tutto campo: ma qui sostiene la sua tesi con alcuni dati di fatto su cui vale la pena riflettere.
Il tutto è una vera gatta da pelare per Obama. Leggete l'editoriale del Washington Post: dopo aver fatto giustamente notare che, al di là di tutto, viste le attività di censura, intimidazione e selezione dei candidati le elezioni non sono comunque libere, consiglia al presidente di non farla passare troppo liscia al duo Khamenei/Ahmadinejad. Di sicuro le manifestazioni di massa di oggi non aiutano la presidenza americana che si ritrova sempre più in imbarazzo. Un Iran instabile, in preda ad una rivolta contro il nuovo potere militare-radicale, non conviene agli americani. Paradossalmente, chiunque sia al governo a Teheran avrebbe interesse a fare un accordo, quantomeno sull'Afpak. L'importante è che questo qualcuno sia veramente al potere.
Il tutto è una vera gatta da pelare per Obama. Leggete l'editoriale del Washington Post: dopo aver fatto giustamente notare che, al di là di tutto, viste le attività di censura, intimidazione e selezione dei candidati le elezioni non sono comunque libere, consiglia al presidente di non farla passare troppo liscia al duo Khamenei/Ahmadinejad. Di sicuro le manifestazioni di massa di oggi non aiutano la presidenza americana che si ritrova sempre più in imbarazzo. Un Iran instabile, in preda ad una rivolta contro il nuovo potere militare-radicale, non conviene agli americani. Paradossalmente, chiunque sia al governo a Teheran avrebbe interesse a fare un accordo, quantomeno sull'Afpak. L'importante è che questo qualcuno sia veramente al potere.
2 commenti:
Attenzione, ecco un articolo dallo stesso Post che ci spiega alcune falle di quel sondaggio.
http://voices.washingtonpost.com/behind-the-numbers/2009/06/about_those_iran_polls.html
grazie mille per la segnalazione. il post era per dare il quadro di tutte le posizioni americane. In realtà ci sono parecchi elementi che puntano nel senso di una frode elettorale. staremo a vedere
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