Dopo la Cina - dove in questi giorni è stato il Segretario al Tesoro Geithner - la nuova tappa di un autorevole figura Usa all'estero sarà l'Egitto. Al cairo come a Pechino, difficilmente Obama potrà parlare di diritti umani. Il presidente Mubarak non è esattamente un campione e la giustificazione principale per le violazioni sistematiche è la forza dei Fratelli musulmani, gruppo fondamentalista non terroristico che se si votasse vincerebbe le elezioni a spasso. Il motivo? Corruzione dilagante, disincanto e una rete efficientissima di welfare. Proprio come Hizbullah, Hamas e Moqtada al Sadr in una parte dello sciismo iracheno. A differenza di questi gruppi, però, la fratellanza non è passata alla violenza terroristica (alcune sue frange si). L'Egtto, come tutto il mondo arabo, è insomma un difficile banco di prova: quanto dire sul tema della democrazia? E come? Tra un paio di giorni lo scopriremo. Intanto ecco un bellissimo commento di Alaa al Aswany, intellettuale egiziano di cui in molti avrete letto le interviste sui quotidiani italiani (era alla Fiera del libro di Torino). Aswany parla del paradosso del torturatore egiziano.
2 giugno 2009
L'Egitto e l'addio realistico ai diritti umani
Pubblicato da America2008 alle 20:08
Etichette: Medio Oriente, Obama, politica estera
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