Così Obama ha deciso di spedire 17mila nuovi soldati in Afghanistan per gestire la fase elettorale e l'offensiva talebana di primavera - dal 2003 ce n'è sempre una. Non c'è ancora una nuova strategia, ma, scriveva qualche giorno ga il corrispondente da Washington della Bbc, nei think tank e nelle agenzie di sicurezza e politica estera della capitale Usa non si parla d'altro. Tutti portano avanti idee.
Il vero problema resta il Pakistan. Al Qaeda e i talebani sono più forti che mai, sia nelle province di confine che nella Swat valley, zona estranea alla guerra afghana dove ieri un kamikaze ha fatto strage di sciiti durante un funerale - allo stesso modo in cui è successo in Iraq per mesi. Qui Islamabad sta trattando con gli estremisti religiosi: pace in cambio di applicazione della sharia. Ovvero una talebanizzazione di quella che fu la perla turistica del Pakistan (ecco un reportage, informatissimo come sempre, di Syed Saleem Shahzad, uno che i talebani li conosce da vicino). In questi giorni i droni americani stanno attaccando dentro i confini pakistani, anche lontano dalle zone talebane, ovvero dove la presenza di al Qaeda si sta espandendo, indipendentemente dalla guerra afghana. Come nel 1979, quando gli invasori erano i sovietici, la resistenza nazionale e religiosa afghana ha effetti nefasti sulla radicalizzazione di parti della società pakistana. Il Pakistan ha la bomba, è in conflitto con l'India, mentre la caccia agli sciiti non piace all'Iran. Tuette gatte da pelare per Obama, Clinton e Gates. Ahmed Rashid, in un'intervista a Liberazione, ribadiva dell'importanza di un approccio complessivo. Quello che Washington sembra avere, ma per ottenere risultati serve tempo. E non è detto ce ne sia. Il Financial Times ha dei suggerimenti, il Time mette l'accento sulla rinnovata amicizia sino-pakistana e Hillary Clinton, a Pechino, spiega ai cinesi che l'amicizia viene prima dei diritti umani. Con Teheran e Mosca, altre parti cruciali della partita, i segnali di distensione ci sono. Nel libro proviamo a dire che l'ossessione di vincere in Afghanistan potrebbe giocare brutti scherzi. Pareggiare, coinvolgendo tutti nella lotta contro al Qaeda, potrebbe essere una strada migliore.
21 febbraio 2009
La confusione afghana e la politica estera Obama
Pubblicato da America2008 alle 17:14
Etichette: Afghanistan, amministrazione Obama, come cambia l'america, politica estera
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2 commenti:
"US Support for Israel is an enormous threat to world peace."
--Noam Chomsky
It is absolutely true. In fact, with his pro-Israeli officials in his administration many of whom are closely connected to AIPAC and no Arabs or Muslims among his top officials, President Obama may turn out to be the worst US president for the Arabs and Middle East.--Robert Fisk
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