17 febbraio 2009

Ancora Italia e Maccaroni (Obama de' noantri addio, non ti piangeremo).


Veltroni perde perché, come tutta la sinistra e la ex sinistra italiana, non legge più la società nella quale vive. Come tanti, da sindaco, ha finito per credere che quello che i giornali scrivevano su di lui per compiacerlo fosse la realtà. Si è confusa la realtà con la comunicazione contro chi riesce a governare entrambe, ovvero Berlusconi. Oggi è il vero collasso, l'anno zero della sinistra si allunga su tutto il 2009 come l'ombra della crisi economica. Senza identità, senza riferimenti sociali, chiuso alle novità. Nel rapporto Itanes (lo trovate in libreria con il titolo "il ritorno di Berlusconi", Il Mulino) emerge più di uno spunto sulle elezioni del 2008 che possono essere da stimolo per chi non vuole morire boy-scout (esistono i Matteo Renzi di sinistra? si facciano avanti). Ecco come abbiamo interpretato noi i dati offerti dall'Itanes. Fatene quello che volete.

1. L'enorme distanza tra la coalizione di Berlusconi e quella di Veltroni (che non c'era tra unione e cdl nel 2006) è dovuta due fattori: l'aumento dell'astensionismo di sinistra e il passaggio di una quota consistente di elettori dal centrosinistra al centrodestra.
2. Per la prima volta c'è stata un'astensione "asimmetrica" che ha colpito molto di più la sinistra che la destra. Chi sono gli astensionisti? Il loro numero è raddoppiato tra il 2006 ed il 2008 tra chi è nato dopo il 1965. Si tratta di gente non anziana, con un elevato titolo di studio, che lavora, che ha delle idee politiche precise e che segue molto le vicende politiche.
3. Tutto l'elettorato si è spostato a destra: un terzo degli elettori del 2006 della sinistra radicale ha votato PD (un altro terzo si è astenuto); una parte di chi aveva votato "uniti nell'ulivo" si è astenuto o è passato all'UDC; l'UDC ha preso voti dal PD ma li ha persi verso la destra. Per il PD si è prodotto un paradosso: un partito più "riformista" ha un elettorato più radicale rispetto al 2006.
4. L'identikit di chi si è spostato dal centrosinistra del 2006 al centrodestra del 2008 è: meridionale, disoccupato o pensionato, lontano dalla politica. Molto diverso da chi si astiene.
5. L'identikit di chi vota per il PD: tra i 55 ed i 75 anni; abita nelle grandi città del centro Italia e delle vecchie zone rosse; è pensionato o impiegato di concetto (il PD ha il 40,2% della classe media impiegatizia mentre è sotto di 4 punti tra i lavoratori dipendenti); non va mai a messa; vive in comuni dove nel 1976 prevaleva il PCI.
Insomma:
1. C'è stata un "de-mobilitazione" degli elettori di centrosinistra delusi dal governo Prodi e che non hanno trovato alternative valide per cui votare
2. Il PD che era nato per conquistare il centro ha conquistato la sinistra con il voto utile
3. C'è una quota consistente di chi oggi nella società sta male (donne e giovani) che vota per il centrodestra.

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