14 febbraio 2009

Il Medio Oriente e Obama dopo le elezioni israeliane

Le elezioni israeliane, checchè ne dicano i media italiani, hanno visto la vittoria della destra: i primi 3 partiti sono composti tutti da gente che viene dal partito conservatore Likud. Questo articolo di Ha'aretz spiega come tutto il quadro politico si sia spostato a destra e Kadima, il partito fondato da Ariel Sharon, abbia usufruito di un voto utile che non gli servirà granchè. Un po' quello che è successo in Italia ad aprile. Daniel Levy, uno dei pochi esperti di Medio Oriente di sinistra, spiega bene sul suo blog sia i risultati che quali possano essere le prossime mosse americane: andare avanti sulla strada del ripensamento della politica mediorientale di Bush, usare l'influenza americana per trattare con l'Iran e con la Siria, ricostruire insomma il campo della pace distrutto a partire dallo scoppio della seconda intifada. David Pollock su Der Spiegel (ma in inglese) spiega come anche un governo Netanyahu potrebbe fare al caso del presidente americano, anche la National Review crede che "Bibi" sarà più pragmatico che in passato. Noi ci sentiamo però di condividere l'opinione di Alfonso Desiderio su Limes: c'è un generale "consensus" nell'elite israeliana che porta a credere che non ci sia bisogno di fare la pace e che la situazione per il momento possa essere messa sotto controllo bastonando i nemici. Un esempio è la stessa guerra di Gaza organizzata dal "centrosinistra" con il consenso iniziale anche della "sinistra radicale" di Meretz. Continua intanto il mal di testa afgano che assomiglia tanto a molte altre missioni estere degli Usa dal Vietnam in poi: impegno militare crescente, escalation di truppe, sostegno iniziale ad un presidente che, quando ci si accorge che governa solo sul suo palazzo, viene abbandonato senza trovare alternative credibili. L'ex consigliere di McCain Max Boot (un intellettuale davvero raffinato in realtà) questa storia la conosce bene e mette in guardia Obama dal ripetere gli stessi errori. Oggi Holbrooke incontra Karzai, chissà se ascolterà Boot.

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