Lo avete letto tutti. I titoli sono un'esagerazione, ma il messaggio politico è quello: tasse ai ricchi - ovvero fine dei benefici voluti da George W. - tasse a chi inquina e più tasse alla corporate America in cambio di più copertura sanitaria ed energie rinnovabili. E poi la lotta agli sprechi e alle spese inutili che i membri del Congresso infilano in qualsiasi legge approvino (pork barrel spending si chiama nel gergo politico americano). Robin Hood? Probabilmente no, ma è interessante che anche il primo budget di Obama sia tanto ambizioso.
Noi ci siamo fatti un'idea sul perché. Obama è come un presidente di guerra, la situazione è così catastrofica che gli consente margini di manovra impensabili fino a sei mesi fa. E così, invece di muoversi al centro, si muove nella direzione che ritiene più utile per il Paese. Il crollo del sistema creditizio e la crisi dei subprime sono un po' come l'11 settembre per Bush, e in questo caso attribuiscono dei poteri speciali a un presidente che ha vinto molto bene le elezioni e si è circondato di gente autorevole e potente. La lettura più tattica, vera anche quella, è che proponendo al Congresso una legge molto ambiziosa, riuscirà a portare a casa una legge decente.
E' una tattica diversa da quella che aveva (e ha) il centrosinistra nostrano, che media tra sé e sé prima di contrattare, per arrivare così in Parlamento con una legge che fa schifo (e poi non la approva). Obama preme sul Congresso sapendo anche di essere lui, almeno fino a questo momento, quello popolare. I democratici gli andranno dietro, ma fino a che punto? Per stare più tranquilli, i liberal di MoveOn, i bloggers e i sindacati hanno deciso di organizzare una campagna per portare progressisti a Washington nelle elezioni di midterm del 2010. E le lobby dei settori che verranno colpiti dalle riforme di Obama si preparano invece a combattere, spendere soldi contro le riforme.
27 febbraio 2009
Le tasse, il budget e i poteri del presidente di guerra
Pubblicato da America2008 alle 13:24
Etichette: amministrazione Obama, Congresso, crisi economica, Obama
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