Preceduta da un video celebrativo, introdotta da Chelsea, davanti a una platea che d'incanto si riempie di cartelli con la scritta Hillary - ma, attenzione, diversa graficamente da quella della campagna - la senatrice di New York ha chiamato i democratici all'unità. "Pensate al giorno delle elezioni non alle primarie". Nominando tanti dei suoi elettori, storie tragiche di sanità mancata, di veterani senza futuro, Hillary Rodham Clinton ha invitato i suoi sostenitori a fare quello che devono per "riprendersi il Paese". Ha celebrato se stessa, certo, ma ha cominciato dicendo di essere una madre orgogliosa, un'americana orgogliosa e un'orgogliosa sostenitrice di barack Obama. Ha scherzato su McCain: "lui e Bush terranno la convention nelle città gemelle (Minneapolis e Saint Paul, di fatto lo stesso nucleo urbano) perché in questo periodo sono difficili da distinguere". Non un attacco a caso il suo, il pericolo che una parte dei suoi sostenitori votino repubblicano c'è, in fondo la poco meno della metà degli spettatori in sala e 18 milioni di persone alle primarie hanno scelto lei. E a vederli di persona qui a Denver, molti sono proprio rappresentanti di quella middle class messa male che fa fatica a guardare al futuro, al cambiamento, ma vorrebbe tornarsene agli anni 90. Adesso sta a Obama trovarle un posto di qualche tipo e parlare di lei nel discorso di dopodomani. Se troverà le parole giuste, i reagan democrats e quelli che sono tornati a votare democratico nelle elezioni di mezzo termine del 2006, corteggiati per tutta la giornata con discorsi sull'economia, probabilmente torneranno all'ovile.
27 agosto 2008
Se poi perdiamo non date la colpa a me... Hillary fa il suo dovere e chiede unità
Pubblicato da America2008 alle 05:43
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