25 agosto 2008

Denver, il giorno prima: Preti di tutte le fedi, Unitevi!

La migliore era la donna anglicana (sono quelli che hanno anche i vescovi omosessuali), poi c'era una rabbina riformata, l'imam, il rabbino ortodosso, il prete cattolico e un paio di evangelici. In mezzo i cori gospel e quelli cattolici e poi i tamburi degli indiani d'America. L'interfaith gathering, il raduno-preghiera di tutte le fedi è il primo appuntamento ufficiale della convention che apre domani. Un bel messaggio dopo le retate di musulmani, un altro pezzo dell'unità del Paese di cui parla Obama (la razza, le generazioni, eccetera), un po' di furbizia nel corteggiare ebrei ed evangelici, insospettiti da Obama i primi, in possibile libera uscita dai repubblicani i secondi. La sala era piena di gente, molti afroamericani, diversi bianchi. Tanta polizia, come ovunque a Denver da stamattina. Qualche antiabortista militante è stato portato via mentre urlava che Obama è un assassino di bambini. La tecnica usata da questi gruppi è uguale a quella dei pacifisti contro Bush, sono in sala, sparsi e si alzano uno alla volta urlando. Domani sera (alle quattro del mattino in Italia) parla Michelle, poi proiettano un film. Ma i timori di tutti gli analisti virano su due domande: che faranno i delegati di Clinton, quanto mostreranno il loro disappunto; quanto sarà bravo Obama a parlare finalmente di pane&salame e tenerlo assieme al convincente discorso sul cambiamento (e sulla sua epopea personale) che fa generalmente. Per adesso c'è il gospel e un sole che brucia la faccia.

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