La notizia del giorno (un po' nascosta) è che la Rice avrebbe raggiunto un accordo con il governo iracheno per il ritiro delle truppe USA entro il 2011. Può essere un ritiro col trucco però: se ne vanno solo le truppe "di combattimento" mentre gli altri vanno in basi permanenti fuori dalle città. Staremo a vedere. Nel frattempo Petraeus se ne va, per andare al CENTCOM: il comando militare che ha la responsabilità del Grande Medioriente cioè dell'Iraq, dell'Afghanistan e dell'Iran. In un'intervista a Newsweek ci spiega che la situazione è migliorata ma che non c'è la democrazia bensì l' "Iraqocrazia". Comunque vada una possibile amministrazione Obama dovrà vedersela con il suo potere e il suo prestigio. A proposito di democratici il National Journal sostiene che i democratici ancora non hanno adeguato il loro bagaglio culturale alla fine della fase guerreggiata della guerra al terrorismo. E' un mondo sempre più complicato, come ci spiega Ha'aretz: se si litiga con la Russia anche il dossier iraniano ne risente. In tutto questo le certezze del passato ci tranquillizzano: il nuovo aspirante presidente democratico si circonda di gente con un solido curriculum nel campo della teoria del dominio. L'uomo della foto accanto, Richard Holbrooke, iniziò la sua carriera diplomatica durante la guerra del Vietnam quando si diceva che non si poteva, proprio no, lasciare il sud del paese ai comunisti. Oggi cosa scrive sul Washington Post? Che non si può lasciare la Georgia ai sovietici, pardon, ai russi. E poi ci spiega le regole del mondo della guerra fredda, pardon, del post-guerra fredda. Su tutt'altra linea ci sono i realisti di National Interest che spiegano in un lungo e sofisticato articolo quanto ci sia bisogno di avere buoni rapporti con i russi.
22 agosto 2008
Il mondo cambia, i consiglieri un po' meno
Pubblicato da America2008 alle 14:58
Etichette: iran, iraq, Obama, politica estera
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