12 gennaio 2009

La soluzione irlandese per Gaza

Nella girandola di nomi per la nuova amministrazione Obama il New York Times aveva fatto un'ipotesi diversa da quella che abbiamo avvallato noi nel post qui sotto:invece di nominare un solo inviato speciale per tutta la regione, il nuovo presidente darebbe al neoliberal Dennis Ross la responsabilità dell'Iran (guardate di che gruppo bipartisan fa parte) mentre del conflitto arabo-israeliano se ne occuperebbe il realista e presidente del Council on Foreign Relations Richard Haas, già membro della prima amministrazione Bush. Su Newsweek, Haas delinea una possibile soluzione al conflitto di Gaza: ci sarà un cessate il fuoco che però lascerà i problemi sul terreno, gli Usa dovranno quindi subito avanzare una loro proposta definitiva per il processo di pace che guardi agli accordi che hanno terminato il conflitto in Irlanda del Nord. In sostanza Haas da vero realista dice che bisogna dare incentivi anche a gente di Hamas ad abbandonare il fucile per scegliere la politica. Il presidente del CFR va poi nei dettagli e descrive i contenuti della proposta americana: una Palestina nei confini del 1967 ma con la preservazione dei blocchi di colonie più grandi;compensazioni territoriali per queste annessioni israeliane; una qualche forma di sovranità su Gerusalemme Est e sui luoghi santi che permetta ai palestinesi di stabilire lì la capitale; il diritto al ritorno dei profughi solo nel nuovo Stato palestinese; il dispiegamento di una forza di polizia composta da paesi "arabi ed islamici" per controllare il territorio. Tutto molto bello, se non fosse che al momento non esiste una leadership palestinese laica con cui trattare e il prossimo vincitore delle elezioni israeliane potrebbe essere Benjamin Netanyahu. Su quest'uomo è utile fin da ora fare un piccolo excursus anche per evitare le banalità sul fatto che i palestinesi non riconoscono l'esistenza di Israele. Per limitarsi a Bibi Netanyahu il sentimento è reciproco: nel suo libro "A Place Among Nations" dei primi anni '90 il futuro leader del Likud diceva che l'unica via per garantire la sicurezza di Israele era tenersi la Cisgiordania e non permettere la nascita di uno Stato palestinese. Da allora lui e il suo partito non hanno mai granchè rinnegato quella teoria.

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