9 marzo 2009

Finisci una guerra, iniziane un'altra

Noi ve ne parlammo già a settembre del 2008, ma sulla stampa italiana è uscito poco: zitti, zitti gli USA avevano cominciato ad allargare il conflitto dall'Afghanistan al Pakistan. Sul sito del Center for American Progress, uno dei think tank progressisti più influenti a Washington oggi, c'è una bella mappa che fa vedere dove e quando hanno colpito i droni senza piloti americani. Spuntano due notizie non da poco: i raid sono cominciati con Bush ma continuano con Obama; a fronte di 12 (dodici) leader di al Qa'ida uccisi ci sarebbero tra le 400 e le 500 vittime civili, non proprio un'operazione di pubbliche relazioni riuscita. Hamilton e Baker (quelli che con la loro commissione fecero cambiare il vento in senso realista durante l'amministrazione Bush) hanno detto chiaramente che va bene ritirarsi dall'Iraq ma bisogna anche "limitare gli obiettivi nazionali" in Afghanistan: si può evitare che diventi un rifugio per i leader terroristi ma non si può pensare di democratizzare il paese. A proposito di democrazia, Roger Cohen plaude all'iniziativa britannica che ha "sdoganato" Hizbullah perchè "è un fenomeno politico e fa parte del tessuto del paese". Si chiede Cohen: allora perchè non sdoganare anche Hamas che ha vinto le elezioni? L'articolo va letto anche solo per capire quanto in là si è spinta la riflessione a Washington: certi giudizi su Israele e certe proposte sul Medio Oriente 2-3 anni fa semplicemente non si potevano scrivere. E in Italia ancora non si possono dire. Non del tutto però: leggetevi cosa si sono detti all'università della Nato a Roma gli espertoni di Medio Oriente di tutto il mondo: approccio integrato alla regione; aiuto dei turchi e degli alleati nella regione per bilanciare la potenza israeliana; costringere Netanyahu a fare la pace così come Baker fece con Shamir. Chissà cosa ne direbbe Fassino.

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