Un'intervista utile sulle proposta di politica estera del candidato democratico (la trascrizione è riportata da Politico). E' di Fareed Zakaria, all'interno del suo programma "Gps" (in onda la domenica all'una su Cnn). Si capisce che:
- il ritorno a un certo pragmatismo che apparteneva all'establishment della politica estera di Washington è inevitabile, su molte cose si navigherà a vista;
- il Darfur a un certo punto sarà per forza in agenda;
- le alleanze potrebbero essere a geometria variabile anche con Obama (ormai è una dato strutturale della politica estera Usa);
- per fortuna l'idea della "Lega delle democrazie" di McCain e anche di alcuni democratici dell'entourage di Obama non fa parte del vocabolario del candidato democratico;
- con la Russia è conciliante, al contrario di McCain;
- Obama crede che terrorismo e crisi politiche si combattono sul piano economico, attraverso la diffusione del benessere (sembra una banalità a dirsi, non lo è a Washington);
- sul conflitto Israele - Palestina è ambiguo e non vuole scottarsi;
- sull'Iraq parla un linguaggio sempre più sfumato, e del ritiro completo delle truppe non parlerà mai più (qui dice di mantenere una "forza residuale");
- è contrario allo spappolamento dell'Iraq in tre stati e vuole che i proventi del petrolio vengano ripartiti tra tutte le regioni dal governo centrale iracheno.
Dell'Iran quasi non si è parlato, pur essendo così centrale questi giorni. Nell'inizio dell'intervista la parte autobiografica. Poteva essere l'intervista a qualsiasi candidato democratico di buon senso; il format della trasmissione di Zakaria non permette di andare molto in profondità. Molto dipenderà da quale crisi si avrà in gennaio all'insediarsi del nuovo presidente: l'agenda potrebbe essere fatta da altri.
14 luglio 2008
Zakaria e Obama: una lunga intervista sulla politica estera
Pubblicato da America2008 alle 06:49
Etichette: Obama, politica estera
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