Il New York Times ci va giù duro nel suo editoriale contro Barack Obama, a cominciare dal titolo: "nuovo ma non migliorato". Gli si rimproverano tutti i suoi "tradimenti" degli ultimi giorni: sulle pistole, sulla pena di morte, sulle intercettazioni, sui fondi pubblici per la campagna elettorale e da ultimo quello sul ritiro dall'Iraq. Su quest'ultimo tema almeno questo giornale non può certo rimproverare gli altri: nei primi tempi dell'invasione ne era piuttosto entusiasta. Oggi la situazione sembra essere cambiata sul terreno, come ci spiega l'Herald Tribune, e un conto era andarsene da una situazione allo sfascio, un conto lo è ora in un quadro che apparentemente (ma solo apparentemente) migliora grazie all'intervento americano. Il neoconservatore Charles Krauthammer ha gioco fin troppo facile nel chiedersi cosa pensi davvero Barack Obama e chi sia veramente: se il candidato di rottura che abbiamo visto nelle primarie o il più centrista candidato alle presidenziali di questi giorni. E' una tesi vecchia però quella che si è più radicali nelle primarie e più moderati nelle presidenziali. Forse c'è anche qualcos'altro: la "Right Nation" è moribonda e si possono contrastare le sue politiche, ma ci sono alcune cose (la pena di morte, le pistole, l'eccezionalismo in politica estera) che hanno radici più profonde. E che non ci si può aspettare che cambino così presto.
4 luglio 2008
Troppo presto per le delusioni
Pubblicato da America2008 alle 22:53
Etichette: Obama, politica estera
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