Il presidente ha detto che metterà tutto il suo peso sulla vicenda. I repubblicani proveranno a fare lo stesso per fermare il piano Obama, che sperano di trasformare nella sua Waterloo. E. J. Dionne, columnist del Washington Post spiega che Obama è meno preoccupato dei suoi colleghi di partito perché non ha la sindrome del 1993, ovvero della batosta presa dai democratici dopo la sconfitta suicida proprio sulla Sanità. Obama ha la maggioranza, lavora a mediazioni, mette il suo peso politico e non teme di prendere batoste. Per lui una buona notizia: il senatore Baucus, del Montana, che presiede la commissione finanze e che frena (o rallenta) sulle proposte di riforma sanitaria, negli ultimi mesi ha preso una valanga di soldi dalla lobby sanitaria. Baucus è insomma nel mirino e dovrà essere più accorto nel frenare. L'altra notizia è che i democratici stanno riflettendo sulla possibilità di una tassa meno penalizzante di quanto pensato fino a qualche giorno fa: saranno solo gli ultramilionari a pagarla. Un passo indietro tattico per mostrare di essere pronti al compromesso. Per finire, il pezzo di Vittorio Zucconi da Repubblica spiega molto bene lo scenario paradossale della battaglia per la Sanità negli States.
21 luglio 2009
Sanità, la saga continua
Pubblicato da America2008 alle 17:18
Etichette: Obama, partito repubblicano, riforma sanitaria
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