1. La riforma sanitaria resta lo scoglio politico più difficile per qualsiasi presidente democratico. Un sondaggio ABC/Washington Post rileva un vantaggio molto ampio sui repubblicani e una buona approval rating. Per la prima volta, Obama è sotto sul tema della riforma sanitaria. Naturalmente, qui sta il problema, c'è un pezzo di chi disapprova che ritiene che il presidente dovrebbe fare di più e un altro pezzo che ritiene che dovrebbe evitare di espandere il ruolo delle autorità federali e aumentare le spesa nel tentativo di allargare la copertura sanitaria. Qui il video di Obama che si rivolge ai cittadini per tentare di convincerli che la riforma va fatta, qui l'articolo di Ted Kennedy, il paladino della riforma per eccellenza, comparso su Newsweek. Il W. Post spiega che la strategia della Casa Bianca e mettere tutto il peso del presidente nella vicenda sanità. O la va o la spacca. Gli Obamas mettono il loro peso su una questione difficile - e sembrano essere un poco preoccupati.
2. I repubblicani non sono messi troppo bene nemmeno loro. Non hanno una strategia se non quella di sperare che tutto vada male agli avversari politici e sono a caccia disperata di figure di spicco (un paio si sono bruciate in questi mesi per robe di amanti). Non è una cattiva strategia, l'amministrazione Obama è in acque molto difficili. Come nota Kevin Drum, anche sulla sanità fare opposizione è complicato: o decidi che lasci lo Stato prendersi cure di alcune questioni o lasci le cose al libero mercato - escludendo dalla copertura sanitaria milioni di persone come avviene oggi. Il Grand Old Party deve però difendersi sul fronte dell'etica e della credibilità. C'è poi da ricordare il ruolo delle lobbies: qui Mother Jones parla di uno spot anti riforma nel quale compare un lobbista che, da dirigente di ospedale ha frodato il pubblico. Un classico, i cattivi in America sono cattivi per davvero.
Sarah Palin si sarebbe dimessa per problemi di parcelle agli avvocati ingaggiati per difenderla dalle accuse di aver gestito in maniera clientelare il potere. FIno a quando McCain non la arruolò come vice, Palin pagava con i soldi da governatore, poi ha dovuto pagare da sola (McCain ha un'etica di ferro, questo è poco ma sicuro). E adesso è la che fa il battitore libero poco credibile dell'Alaska. Ci possiamo sbagliare ma non sembra avere un futuro politico radioso. Peggio va a Dick Cheney. Su di lui aumenta la pressione, lo scandalo Cia cresce e la possibilità che finisca con l'essere coinvolto in un'inchiesta ufficiale sono sempre di più. La commissione della Camera sui servizi ha annunciato un'inchiesta sui piani segreti. Un editoriale di The Nation chiede a gran voce che si faccia luce sul piano per gli assassinii segreti della Cia occultato al Congresso.
3. L'economia e le banche. Robert Reich is mad as hell and it's no gonna take it anymore. Sul suo blog ripete che il fatto che le banche siano tornate ai profitti è grave e che la cosa non fa bene all'economia reale - a aumenta i rischi di ritorno alla finanza creativa. Ecco un bell'esempio pratico di quanto dice Reich in scala ridotta: venditori di subprime riconvertiti in venditori di ricontrattazione del mutuo. Quanto all'economia teorica, The Economist si chiede cosa è andato storto nella capacità di capire, anticipare, leggere la crisi. Un'analisi mezza condivisibile e mezza no. Il peggio si allontana e le bibbie del libero mercato provano a far quasi finta di niente? Non eravamo in un passaggio storico? E verso dove? Non è ancora chiaro a nessuno.
20 luglio 2009
Notiziario di mezza mattina: sondaggi, sanità, i cattivi repubblicani e l'economia
Pubblicato da America2008 alle 11:39
Etichette: amministrazione Obama, cheney, Cia, crisi economica, palin, partito repubblicano, riforma sanitaria
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