Frederik Hoff, un assistente dell'inviato speciale per il Medio Oriente Mitchell, è in Israele. Ufficialmente solo per preparare la nuova visita proprio di Mitchell ma la stampa specula: non è che ora Netanyahu potrebbe approfittare delle difficoltà iraniane per fare la pace con la Siria? C'è molto wishful thinking da parte americana: sono in tanti, partire dall'uomo della Brookings Martin Indyk, a sperare in un accordo con Damasco che la tiri via dall'alleanza con Teheran. Difficile che succeda. Prima di tutto Israele sta pensando di riabilitare un disegno di legge che renda un eventuale ritiro dal Golan soggetto ad approvazione popolare. In secondo luogo il viceministro degli esteri Ayalon non ha usato parole gentili: non ci sarà trattativa con questi siriani che sponsorizzano il terrorismo. In terzo luogo: i siriani chiedono garanzie sul ritiro israeliano dal Golan, quello che invece il governo vorrebbe ingessare sottoponendolo ad un referendum. Un bel rompicapo. L'amministrazione potrebbe uscirne solo "mettendo la pistola sul tavolo" cioè minacciando Israele di ritorsioni nel caso non faccia la pace con la Siria e dicendo a Damasco che è l'ultimo treno per avere quei rapporti con gli Usa a cui evidentemente aspira tanto.
16 luglio 2009
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