1 settembre 2009

Quante truppe per kabul...seri dubbi alla Casa Bianca

Ieri il generale mcChrystal, comandante a kabul, ha prodotto un rapporto che individua alcuni problemi, modifica le priorità e consiglia un nuovo atteggiamento alle truppe che lui stesso comanda. Molte cose sensate (più aiuti, meno bombardamenti, più vicinanza con la popolazione) e un vuoto. Il generale non chiede più truppe. Oggi scopriamo il perché, alla Casa Bianca speravano che il consenso sulla guerra afghana sarebbe rimasto inalterato, ma stanno scoprendo che le cose non filano liscie. Che fare? Evitare di prendere impegni. Ieri il conservatore George Will, sul Washington Post chiedeva di lasciare il Paese, continuare a bombardare e a mandare truppe speciali e spie al confine. Il modo perfatto per nutrire al Qaeda e riperdere l'Afghanistan. Gli risponde Bill Kristol, stessa parrocchia, dicendo No way.
Il problema sembra essere aperto anche alla Casa Bianca. Ecco una parte del nio articolo di domani su Liberazione, le notizie interessanti vengono da qua.
La pressione per la riforma sanitaria e il calo dei consensi, e la percezione che la guerra afghana (o la lotta al terrorismo) non siamo più nella testa degli americani, rende più pesante l’aria anche alla Casa Bianca. Il vicepresidente Biden, che è una vecchia volpe di Washington, sarebbe preoccupatissimo. Alcuni alti funzionari a lui vicini, parlando anonimamente con una reporter della <+Cors>McClatchy <+Tondo>- compagnia che pubblica diversi giornali negli Usa - hanno spiegato che alla Casa Bianca «credevano che avrebbero avuto un ampio sostegno popolare» e che il vicepresidente sia convinto che senza quello, non ci si può impegnare per altri soldati per un periodo non definito e sicuramente lungo. Il fatto che nei rapporti consegnati l’altroieri dal comandante in Afghanistan McChrystal non ci fosse la richiesta di un aumento di truppe è il frutto di una richiesta della Casa Bianca. L’invio precedente di truppe, collegato alle elezioni, era stato più facile da far digerire, era collegato ad una scadenza. Ma adesso? Dall’amministrazione fanno sapere che nei prossimi giorni partirà un processo di revisione della situazione che coinvolgerà tutte le figure chiave della politica estera e militare Usa. Poi Obama dovrà prendere delle decisioni. Difficili.

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