22 luglio 2009

Aerei da caccia, change e lobbismo

Ecco un caso in cui si può dire che il change promesso da Obama stia funzionando. Non parliamo delle politiche, ma del modo di fare politica. Il Senato ha bocciato l'idea di rinnovare il finanziamento alla costruzione dei cacciabombardieri F22. Non è pacifismo, ma razionalizzazione della spesa. Si taglia un costo superato nonostante in Senato ci sia gente che spinge perché si continui a finanziare il programma militare. Obama aveva minacciato il veto: quest'anno l'esercito aumenterà di 22mila unità e gli investimenti in sistemi d'arma saranno per aerei migliori dal punto di vista tecnologico. Anche McCain, che è un nemico della spesa e delle lobby, ha parlato di voto storico. Da anni, qualsiasi richiesta dell'apparato militare industriale veniva approvata senza batter ciglio: sono soldi pubblici che finanziano un settore privato che garantisce occupazione. I senatori finanziano i loro Stati, a prescindere dalla necessità reale. La politica Usa non è poi così diversa dalla nostra. Ogni tanto però, oltreoceano, si fa qualche passo in avanti.

3 commenti:

Alessandro Tapparini ha detto...

McCain non è solo un nemico delle lobby, è più precisamente un nemico storico di "quella" lobby. Nel 2002, allorché una commissione parlamentare autorizzò l’Aviazione Militare a noleggiare dalla Boeing cento aerei 767 per usarli per il rifornimento in volo dei velivoli militari, McCain si mise di traverso praticamente da solo. Il costo dell’operazione venne autorizzato tra un minimo di diciassette e un massimo di trenta miliardi di dollari, e a quanto pare se il Pentagono avesse invece disposto l’acquisto dei velivoli avrebbe risparmiato almeno sei miliardi. Il senatore dell’Arizona ingaggiò battaglia al Senato per dimostrare che quel “regalo” alla Boeing puzzava di bruciato, e nel 2004 riuscì a provare che dietro quello sperpero di denaro pubblico c’era una squallida vicenda di corruzione. Con una teatralità degna di una fiction hollywoodiana, si presentò in aula e diede lettura di tutte le email che i funzionari prezzolati del Pentagono si erano scambiati con i lobbisti della Boeing per concordare l’affare. Alla fine la “sua” inchiesta fece saltare quell’accordo, che egli definì “una delle grandi truffe nella storia degli Stati Uniti d’America”, e che costò la galera ad alcuni funzionari del Pentagono e il licenziamento per svariati manager della Boeing.

America2008 ha detto...

allora sulla lobby militare siamo d'accordo

Alessandro Tapparini ha detto...

Yes, we are ;)