Avevamo scritto mesi fa - anche su Limes - di come la politica americana verso l'Iran avesse già cominciato a cambiare prima dell'arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca. Piccoli movimenti di allontanamento dalla linea dell'isolamento e della contrapposizione ideologica seguita al discorso sull'asse del male del gennaio 2002: uno per tutti la partecipazione del sottosegretario agli esteri ai colloqui di Ginevra della scorsa estate. Iniziò il Princeton Project on National Security a dire che bisognava pensare diversamente e continuò l'Iraq Study Group di Hamilton e Baker. Oggi il presidente mostra di volere una politica diversa, basata sul riconoscimento della repubblica islamica e un confronto su tutti i dossier (Afghanistan e Iraq in primis) piuttosto che solo sul nucleare. Ma c'è chi va oltre e propone un approccio più coraggioso. E' il caso del Center for International Studies del prestigioso MIT, certo non un piccolo circolo culturale liberal. In un rapporto uscito nei giorni scorsi si propone di normalizzare le relazioni diplomatiche (interrotte nel 1979) ed abolire le sanzioni unilaterali. L'obiettivo è di rompere la politica del "carota e bastone" sostenuta anche da molti democratici finora e che ha isolato i dissidenti interni e rafforzato i conservatori. L'approccio qui proposto è l'inverso: prima la normalizzazione e la distensione e poi i cambiamenti nelle politiche. Nulla di molto diverso dallo spirito della diplomazia triangolare degli anni '70. Nessuno finora era arrivato a tanto, neanche nei think tank progressisti di Washington. Ecco il commento del Boston Globe e una scheda sintetica del rapporto.
19 aprile 2009
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