Dopo aver passato un paio d'ore chiusi dalla polizia nella piazza antistante alla Bank of England, eccoci a scrivere. La polizia britannica è democratica e non ti fa passare nemmeno se hai la tessera stampa. Le manifestazioni sono state moderatamente tranquille (fino alle 17, quando scriviamo).
Ieri sul Financial Times parlavano il premier indiano Singh quello giapponese Aso. Il giorno prima Merkel. Quando si dice un quotidiano pesante.
Merkel e Sarko tengono una conferenza stampa. "Una sola voce, dice sarko in diretta su questo blog, a Washington abbiamo parlato di principi, a Londra vogliamo risultati. La crisi è economica ma nasce dalla finanza e per questo vogliamo regole: non ci sarà fiducia senza nuove regole. Questo è l'obbiettivo, non ce n'è un altro". Sui paradisi fiscali: nessuno può dire che i paradisi fiscali sono normali, non dobbiamo attaccarli domani, ma vogliamo la tracciabilità dei soldi, da dove viene, che passaggi fa e dove finisce. E' molto chiaro.
"Gli hedge funds devono essere registrati e controllati, ma nessuna istituzione finanziaria può essere fuori controllo".
Sempre sarko, che fa la parte del leone, "il comunicato finale lo mettiamo insieme domani, altrimenti perché ci dovremmo riunire domani?". Su Obama: io ho fiducia in lui, ma se vuole change, facciamolo, colpiamo i paradisi fiscali. Merkel su trattative tra regole in cambio di stimolo: non c'è horse trading, non siamo al mercato, abbiamo posizioni chiare e una cosa non esclude l'altra. Ma non scambiando una cosa per l'altra.
E qui finisce la conferenza stampa, tutti vanno a cena da Sua Maestà. Il messaggio è chiaro: il capitalismo centro-europeo, regolato e interventista, chiede il conto a quello anglosassone. A cui, a dire il vero, si è molto avvicinato negli ultimi decenni.
Obama ha visto Brown, Medvedev e Hu. Il tentativo è quello di trovare una via d'uscita da un mezzo fallimento del vertice. Regolatori (Berlino e parigi) contro stimolatori (Usa e Uk), con Cina che fa l'arbitro e gli altri schierati in maniera sparsa sui vari temi (il Giappone è pro stimolo, Aso lo dice su FT). Il problema è che, come scrive Wolfe sul FT di ieri, è il mercato globale ad essere sbilanciato. Chi ha speso troppo, spende per rilanciare l'economia attraverso i consumi, chi avrebbe un mercato interno da stimolare, spera nel rilancio dei consumi di chi ha speso troppo (e scommette sul non ritorno del protezionismo). Così chi dorme su un surplus enorme (Cina, ma anche Germania) desidera continuare ad accumulare, mentre chi è dentro a una voragine di debito ne produce di nuovo. Il problema è il sistema, ma il sistema non si riforma in dodici ore. Sono tempi duri ma interessanti. L'assente più grande, l'attore minore per eccellenza di questo vertice, resta l'Italia di Berlusconi. Il Paese perde peso a prescindere da Silvio, ma lui non fa niente per impedirlo (e ci fa perdere anche il poco prestigio che abbiamo).
1 aprile 2009
G20, proteste (quasi) calme, sarko-merkel danno l'ultimatum (in diretta su questo blog)
Pubblicato da America2008 alle 17:40
Etichette: amministrazione Obama, crisi economica, europa, G20, Obama
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