21 ottobre 2009

Quasi accordo sull'Iran, quasi stallo sul processo di pace

Sul nucleare iraniano sembra che si sia vicini ad un accordo che permetterebbe all'amministrazione Obama di guadagnare tempo prezioso: una parte consistente dell'uranio verrebbe arricchito in Russia ed in Francia. Ci sono dei ma: bisogna vedere se l'Iran accetta e bisogna capire a che velocità verrebbe trasferito il materiale, onde evitare che gli iraniani giochino sporco mandandone un po' all'estero ma rimpiazzandolo subito per costruire una bomba. Sul processo di pace arabo-israeliano le cose vanno a rilento, come era lecito aspettarsi. Gli israeliani dicono che si è vicini ad un accordo ma attenzione: l'accordo sarebbe solo su cosa mettere alla base del negoziato e non sulla direzione dello stesso. Si partirebbe infatti dalle risoluzioni Onu 242 e 338, cioè da Adamo ed Eva. I palestinesi si aspettavano il congelamento degli insediamenti, ma Netanyahu sembra averla avuta vinta. Il problema è che su questo fronte l'amministrazione Obama misura tutta la debolezza americana in questo momento: non può permettersi di forzare la mano più di tanto con i recalcitranti alleati israeliani. C'è poi un'altra mina su questo fronte: la gestione del rapporto Goldstone che accusa gli israeliani di crimini di guerra. Il governo Netanyahu vuole addirittura cambiare le regole e affermare il diritto "all'autodifesa contro gli atti di terrorismo". Più o meno quanto sostenuto per giustificare tutte le passate operazioni militari dello Stato ebraico. Nel frattempo il neocon israeliano Michael Oren, oggi ambasciatore a Washington, snobba la conferenza di J-Street, la nuova lobby pro-Israele ma anche "pro-pace". A chi volesse saperne di più su come vanno le cose nei Territori Occupati suggeriamo la lettura di "Time for Responsibilities", il diario dell'ultima missione dei pacifisti italiani.

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