25 ottobre 2009
Imparare dalla Virginia
Pubblicato da mattia toaldo alle 16:12 2 commenti
Etichette: geografia elettorale, partito democratico, partito repubblicano
23 ottobre 2009
Cattive notizie sull'Iran, buone sulla sanità
Sulla sanità invece si fa strada l'opzione pubblica, soprattutto alla Camera dove sembra che si sia raggiunto l'accordo sull'opting out: gli Stati che non la vogliono possono rifiutarla. Al Senato invece si ragiona sull'estensione di Medicaid (il programma per i poveri) e la creazione di "borse sanitarie" dove i ceti medio-bassi potrebbero acquistare polizze più convenienti. Il compromesso tra i liberal (che vogliono l'opzione pubblica ad ogni costo) e i moderati democratici (che l'aborrono) sarà complicato.
Pubblicato da mattia toaldo alle 16:52 2 commenti
Etichette: iran, riforma sanitaria
21 ottobre 2009
Quasi accordo sull'Iran, quasi stallo sul processo di pace
Pubblicato da mattia toaldo alle 21:28 0 commenti
Etichette: iran, israele, lobby, Medio Oriente, palestina, politica estera
13 ottobre 2009
Riforma della Sanità: un passo importante in avanti
Ora ci sono alcuni passaggi piuttosto cruciali: la proposta sarà votata dall'assemblea del Senato, dove i liberal cercheranno di inserire di nuovo la norma che crea un piano assicurativo pubblico e nazionale in competizione con le assicurazioni private. Il progetto Baucus (dal nome del presidente della commissione Finanze) non lo prevede: ci sarebbero solo delle cooperative regionali in un sistema in cui le assicurazioni sarebbero obbligate a prendere tutti i clienti (abolendo quindi le clausole sulle "pre-existing conditions") che avrebbero dei sussidi per pagare le polizze. Mentre il Senato approverà il suo testo, anche la Camera farà altrettanto. Ci sarà poi una commissione che preparerà un testo comune da approvare definitivamente nei due rami. La riforma così com'è è molto meno sia di quanto si aspetta una parte dei democratici sia di quanto ci sarebbe realmente bisogno: il rischio che senza opzione pubblica i costi schizzino in alto è reale. Però ci sono due notizie positive: primo, la riforma della Sanità non era mai arrivata tanto avanti nel suo iter parlamentare dal 1912; secondo, il voto della Snowe (se sarà confermato in aula) darà una copertura politica al progetto, dando l'impressione anche ai democratici moderati che c'è un consenso bipartisan. Ora l'amministrazione sembra puntare a far approvare una riforma qualsiasi, purchè sia una riforma. L'importante è mettere in moto il processo, poi magari tra due anni si potrà "riformare la riforma" e introdurre l'opzione pubblica.
Pubblicato da mattia toaldo alle 22:00 1 commenti
Etichette: riforma sanitaria
9 ottobre 2009
Il Nobel al primo della classe
Ci sono voluti pochi secondi per scatenare il dibattito in rete. Prima sui blog, poi sulle pagine curate dalle firme dei media che contano. L’argomento è più o meno sempre lo stesso: «Il Nobel per la pace a Obama è preventivo», un incoraggiamento dato dai membri del comitato alle belle parole pronunciate qui e la dal presidente democratico. Il discorso de Il Cairo, quello all’Onu, le parole sulla razza. Voli pindarici redatti da un bravo speech-writer e, per adesso, non molto di più.
C’è poi chi parla del secondo premio anti-Bush dopo Al Gore e chi di medaglia ad un presidente Usa per non comportarsi da scriteriato cowboy. In molti, tra gli analisti Usa ci spiegano che il Nobel può essere controproducente per le aspirazioni internazionali della presidenza.
La lista di «se» e «ma» è infinita. Obama è l’uomo dell’Afghanistan, il presidente delle guerre, non ha chiuso la base di Vicenza e non ha fatto abbastanza per l’Honduras dopo il colpo di Stato con il quale il golpista Micheletti ha deposto il presidente eletto Zelaya. E che dire dell’ambiente? E del difficile e non risolto dialogo con l’Iran o della catastrofica situazione in cui versa quello che una volta si chiamava “processo di pace in Medio Oriente”. Su tutti questi temi Obama non ottenuto risultati. E poi si appresta ad aumentare il contingente afghano.
Ciascuno di questi commenti, astiosi o ironici che sia, ha più di un fondamento. I guerrieri - che di guerrieri si trattava - Arafat e Rabin vinsero il premio con Peres dopo aver avviato un processo di pace, mentre Mandela e de Klerk hanno saputo mettere alle spalle decenni di galera e odio razziale. Il premio veniva dato ad una visione accompagnata da risultati. Per spiegare la logica di questo, forse, occorre guardare alla lista degli ultimi premiati - qualcuno ricorda che l’ultimo è stato il diplomatico finlandese Martii Ahtisaari? Alzi la mano chi sa perché. Occorre poi ricordare che a dare il premio sono dei politici norvegesi che hanno vissuto la Guerra fredda e la minaccia nucleare sul confine tra est e ovest, sviluppando una sensibilità speciale in materia, così come sull’ambiente e la cooperazione. Tra gli ultimi premiati ci sono due personalità provenienti da Paesi semi dimenticati - il banchiere dei poveri Yunus e l’ambientalista del Kenya Wangaari Maathai - Al Gore per la campagna sul clima (risultati?), Mohamed El Baradei, presidente dell’Aiea che ha cercato di smussare gli angoli con l’Iraq, prima, e con l’Iran, poi. Si tratta di storie relativamente piccole o di approcci alle grandi questioni planetarie, come il premio all’Ipcc, la commissione Onu sul clima. Queste personalità hanno, in un modo o nell’altro, alzato la voce e lavorato per far prendere coscienza alla società globale delle enormi sfide che la attendono. Obama, che piaccia o meno, è uno di questi. In meno di un anno ha provato a far rientrare lo scontro di civiltà con il mondo islamico, firmato dei trattati nucleari con la Russia, restituito (a parole) un ruolo all’Onu, portato il suo Paese a discutere di emissioni di gas serra. E poi sta accompagnando gli Stati Uniti attraverso una crisi durissima e senza inventare nemici. Il Nobel per la pace è probabilmente esagerato, come esagerate sono le reazioni: Obama non è il miglior presidente possibile, perché un presidente così non esiste.
Pubblicato da America2008 alle 20:14 2 commenti
Etichette: amministrazione Obama, nobel, politica estera
2 ottobre 2009
Un'apertura sull'Iran?
Pubblicato da mattia toaldo alle 14:35 0 commenti
Etichette: iran, politica estera, Russia
1 ottobre 2009
Chimerica
Se i cinesi - e i giapponesi - continuassero così non ci sarebbe sufficiente denaro per sostenere il debito che gli americani creeranno nei prossimi anni (per Paul Krugman, gli Usa possono tirare la corda per altri 5-6 mila miliardi di dollari di debito. E a me la banca telefona ogni volta che vado in rosso).
Sul tema vi consigliamo l'acquisto del quaderno speciale di Limes, che vede in Washington e Pechino una coppia di fatto costretta a convivere a causa della crisi (la Cina è ancora assolutamente dipendente dal consumatore americano, quello che però Obama vorrebbe spendesse di meno. E' tutto molto complicato). Il nostro consiglio è interessato: c'è un articolo di uno di noi. Comunque, leggetevi - sempre su Limes - anche l'articolo controcorrente del generale Fabio Mini, che parla di una superpotenza che non sarà mai veramente tale (la Cina) e di un'altra che vive il suo declino: due debolezze che convivono.
La presentazione del numero di Limes la trovate qui: con il direttore Lucio Caracciolo c'è un pezzo di America2008.