24 novembre 2008

La politica estera di Obama

Sarà molto pragmatica, per nulla innovativa e in continuità con gli ultimi due anni dell'ammini- strazione Bush (che erano già in discontinuità con quelli della follia neoconservatrice del primo mandato). Si tratterà di gestione attenta delle crisi, forse solo sull'Africa possiamo aspettarci qualcosa di diverso. Parentesi: la priorità sarà il lavoro e Wall Street. Salvare capra e cavoli, i propri elettori e i propri finanziatori, per essere brutali. Ci riuscirà? Dovrà buttare qualcuno dalla torre? Riconquisterà la fiducia del mondo verso l'economia americana o preferirà una buona dose di protezionismo? Potrà permettersela, visto il legame finanziario che lo lega alla Cina? Anche questa è politica estera..

Insomma, il primo obiettivo è che l'Afghanistan e l'Iraq non scoppino definitivamente; in Afghanistan ci saranno le elezioni politiche il prossimo anno. Per le elezioni del 2012 (alle quali Obama starà già pensando come qualsiasi presidente al primo mandato) anche l'Afghanistan deve apparire più tranquillo, ma per gli americani c'è anche il rischio di rimanere invischiati ancora di più. Insomma: gestione della crisi senza colpi di testa, ne' "umanitari", ne' di altro tipo. Vi aspettavate di più? Obama non è un pacifista. Molto utile l'analisi del New Yorker (fin troppo positiva, forse) a proposito della probabile scelta di Obama per il posto di National Security Adviser, il Generale James Jones. La lettura è istruttiva.

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie